E&M

2019/2

Andrea Ordanini

L’eredità di Woodstock è (a)live

Sono passati cinquant’anni dal Festival di Woodstock e molte cose sono radicalmente cambiate nel mercato musicale. Tuttavia, quell’evento ha lasciato un’importante eredità, ancora oggi valida da diversi punti di vista. In primo luogo, ha segnato l’avvento di una struttura duale nel music business, con poche grandi imprese ( majors ) che gestiscono i principali successi e molte etichette indipendenti che curano prevalentemente gli artisti emergenti e i generi di nicchia. In secondo luogo, ha dato avvio all’epoca della fruizione esperienziale della musica, segnando l’importanza della dimensione live dell’offerta musicale e del presidio dei concerti per il successo di un artista. Il peso della fruizione esperienziale è addirittura aumentato a seguito del cambiamento tecnologico, data la riduzione del ruolo apportato dal consumo di musica registrata ai fatturati del settore. In terzo luogo, ha rappresentato l’episodio più evidente e primigenio della tensione socio-culturale provocata dall’avvento della musica rock. Tale forma di tensione culturale si è poi ripetuta varie volte e in varie forme nel corso dell’evoluzione del music business, con l’avvento di punk, grunge e hip-hop.

L'ACCESSO A QUESTO CONTENUTO E' RISERVATO AGLI UTENTI ABBONATI

Sei abbonato? Esegui l'accesso oppure abbonati.