E&M

2018/1

Anna Grandori

Se l’impresa è sovrana

Troppo spesso le imprese sono viste semplicemente come insiemi di risorse di proprietà di qualcuno, dedicate alla generazione di profitto. Invece, l’impresa dovrebbe esser concepita, come anche secondo il diritto è, come un’istituzione, una persona giuridica «terza» rispetto agli investitori, proprietaria essa stessa delle risorse conferite. Se così è, i manager sono «agenti», il cui compito è agire nell’interesse di un «principale» che non è l’azionista, ma appunto l’impresa. Poiché tuttavia tale interesse è di difficile definizione nel merito, la domanda chiave diventa di metodo: chi ha diritto di decidere obiettivi e azioni dell’impresa, e secondo quali regole. Fondamentale diventa la presenza di una «costituzione», che definisca e regoli in maniera chiara il rapporto tra i soggetti coinvolti. In questo quadro, la funzione del dirigente dovrebbe essere quella di «custode ed esecutore della costituzione», in un ruolo da mediatore e «terza parte» rispetto agli interessi specifici dei soci, o foss’anche di stakeholder definiti in modo più ampio.

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