E&M
2019/3
Indice
Editoriale
Dossier: capitale (troppo) umano
Dossier: lo scenario
Dieci anni di mutamenti per il mondo del lavoro
Luci e ombre della gig economy
Dossier: recruiting e selezione
La selezione tra meritocrazia e disuguaglianze
Dossier: carriera
Fare carriera in Italia: vecchi percorsi, nuove tensioni
Dossier: istituzioni e rappresentanza
Visual readings
Servizi finanziari
Speciale 30 Anni di Economia & Management
I licenziamenti in Italia: regole e buone pratiche
Il licenziamento è un momento delicato nella vita di un lavoratore, che subisce la decisione del datore di lavoro di porre fine al contratto che li lega; ma è un momento delicato anche per un’impresa, che fonda il suo buon funzionamento sul capitale umano e che, pertanto, deve gestire in modo appropriato i rapporti con i dipendenti anche nelle fasi più difficili.
Il potere di licenziamento del datore di lavoro è circondato da una serie di limiti, di carattere sia sostanziale sia formale-procedurale, che è bene conoscere per gestire correttamente la fase finale del rapporto con il dipendente, anche al fine di evitare rischi di contenzioso.
Ci sono due principali ipotesi di licenziamento: i) il licenziamento che si giustifica per una condotta particolarmente grave del lavoratore, tale da determinare il datore a recedere dal contratto (licenziamento disciplinare); ii) il licenziamento che dipende esclusivamente da esigenze organizzative del datore e che prescinde dalla persona del lavoratore, dalla sua volontà, dalla sua competenza.
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