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Governance urbana, crescita economica e capitale civile: la storia conta, anche al Sud
Qual è stata la lettura più comune che i media hanno dato delle recenti elezioni amministrative? Risposta: un grande test sulla forza delle coalizioni di centro-sinistra e centro-destra in vista delle future elezioni politiche nazionali. Nessuna sorpresa, purché questa prospettiva non faccia mai dimenticare quanto importante possa essere la governance urbana per influenzare la crescita economica e civile dei cittadini. Anche a distanza di qualche secolo.
È questo uno dei più intriganti risultati di un recente filone di ricerca scientifica che prende il nome di «persistenza». L’idea è tutto sommato semplice: le differenze economiche e sociali tra Paesi, regioni e città possono trovare origini in shock avvenuti tempo prima, anche molto tempo prima, cioè secoli prima. L’esempio più noto, portato alla luce dai lavori pioneristici di Daron Acemoglu – negli ultimi anni sistematicamente inserito nelle previsioni sui futuri premi Nobel – è quello degli effetti del passato coloniale che caratterizzano la storia della gran parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo.
L’ipotesi che viene testata empiricamente è quella secondo cui l’atteggiamento dei colonizzatori, tutti provenienti dai Paesi del Vecchio continente, nei confronti delle colonie conquistate non era affatto omogeneo, riguardo a quali tipo di istituzioni, leggi e regole impiantare nei territori conquistati. La classificazione fondamentale è quella che distingue il tipo di politiche: il colonizzatore poteva mettere in atto politiche esclusive o inclusive. La politica esclusiva è caratterizzata dalla caratteristica di creare, proteggere e perpetuare delle rendite di posizione a vantaggio di individui, classi e categorie ben precise, quindi escludendo tutti coloro che non appartengono al perimetro dei privilegiati così individuato. La politica inclusiva, al contrario, promuove le pari opportunità. Un esempio italiano spesso citato di politica delle regole inclusive riguarda la storia della Repubblica di Venezia. Il 28 febbraio 1297 il massimo organo legislativo dell’epoca – il Maggior Consiglio – rese ereditaria le cariche dei suoi membri. Tale riforma della governance è stata considerata un blocco di quell’ascensore sociale che invece aveva caratterizzato fin a quel momento la vita civile della Repubblica, con effetti negativi sia economici sia sociali.
La sfida in questo filone di ricerca è dimostrare l’effetto causale tra lo shock storico e le condizioni economiche e sociali attuali. Oltre alle difficoltà legate alla misurazione di fenomeni appartenenti al passato, è necessario identificare correttamente l’evento storico che ha innescato un cambiamento potenzialmente duraturo, distinguendo i suoi effetti da altri fattori, come per esempio considerazioni geografiche o altri eventi storici. Si comprende dunque come sia necessario un approccio multidisciplinare, combinando da un lato tecniche econometriche più raffinate con competenze storiche, sociali ed economiche. Un altro aspetto determinante è poi identificare il meccanismo tramite il quale uno shock istituzionale si riverbera nel tempo mostrando effetti persistenti, talvolta anche dopo che l’assetto istituzionale cui ci riferisce si è nel tempo modificato.
Qui emerge l’assunzione fondamentale che caratterizza la ricerca sulla persistenza, applicata al caso specifico della governance urbana: uno shock istituzionale ha effetti che, come un fiume carsico, possono permanere, riemergere, o sparire, anche dopo un lungo periodo temporale. Perché? L’ipotesi è che lo shock istituzionale metta in moto dei meccanismi inter-personali prima, e inter-generazionali poi, che incidono sulle capacità individuali da un fondamentale punto di vista: si impara a essere più efficienti, anche attraverso azioni collettive. L’azione collettiva diventa uno strumento che produce un gioco a somma positiva: ne beneficiano singoli individui, ma anche la collettività nel suo complesso. Ma come si trasmette l’effetto di persistenza? Qui entrano in gioco in generale due meccanismi: la dinamica delle istituzioni si intreccia con quella della cultura, come hanno spiegato, tra gli altri, i lavori di Guido Tabellini e Alberto Bisin.
Riguardo la governance urbana, l’esempio più citato è quello dell’esperienza dei Comuni italiani, portato alla luce dai lavori di Luigi Guiso, Paola Sapienza e Luigi Zingales. Lo shock istituzionale è quello che colpisce il Nord e Centro Italia nel Medioevo: centri urbani diventano città libere, si guadagnano l’autonomia, il germe positivo dell’azione collettiva viene inoculato, gli effetti sulla crescita economica e del capitale civile si ritrovano a secoli di distanza. Anche qui l’intuizione fondamentale è semplice: mentre nel feudo i cittadini non contavano nulla, nei liberi comuni i cittadini dovevano produrre in autonomia i cosidetti beni pubblici: la moneta, la difesa, la giustizia, le infrastrutture che tutti utilizzano, con la conseguente necessità della tassazione. L’attività di produzione di beni pubblici fa sviluppare doti individuali che hanno immediati effetti positivi sulla collettività, ma che, attraverso relazioni parentali ed effetti culturali, possono anche trasmettersi nel tempo, quindi persistere. Il fenomeno delle città libere è stato poi studiato nel caso del Regno Unito, della Germania, della Svizzera.
Ed il Sud Italia? Finora l’alternativa era tra città libera e città feudale, e nel Sud Italia non vi erano città libere. Ma, a ben guardare, il Sud Italia, soprattutto durante la dominazione spagnola, è stato caratterizzato dalle città demanialI. Le città demaniali avevano forme di governance urbana che, libere dal giogo feudale, rispondevano direttamente al sovrano, anche attraverso forme di negoziazione dei propri diritti e privilegi. Chi si attivava per guadagnare lo status di città demaniale, o per rinegoziare i diritti? Erano le classi urbane locali, di città come Bari, Matera, Trani, ma anche Isernia, Campobasso e l’Aquila, tra le altre. Le prime analisi empiriche sono incoraggianti: le città demaniali del Sud mostrano, a distanza di secoli, migliori performance economiche e sociali, rispetto a quelle che non lo erano. Sarebbe una ulteriore prova che governance urbana, crescita economica e capitale civile vanno mano nella mano. Anche nel Sud Italia.
Quali sono dunque le implicazioni? Certo, la persistenza di eventi storici non deve essere interpretata come un destino già scritto nei secoli passati. Al contrario, i risultati di questo filone di ricerca scientifica evidenziano come le conseguenze delle scelte relative alla governance urbana non sono solo di breve periodo, ma possono avere implicazioni per la futura crescita economica e civile.
Per saperne di più:
Acemoglu, D., Johnson, S. and Robinson J.A., 2001, The Colonial Origin of Comparative Development: An Empirical Investigation, American Economic Review, 91(4), 1369-1401.
Borghi, E., Gatti, F. and Masciandaro D., 2022, Neither Communes nor Fiefs: King Owned Towns, Right Negotiations and Long Run Persistence. The Case of South Italy. Bocconi Baffi Carefin Working Paper Series, n. 182.
Bisin, A. and Verdier, T., 2017, On the Joint Evolution of Culture and Institutions, NBER Working Paper Series, n. 23375.
Guiso, L., Sapienza, P. and Zingales, L., 2016, Long Term Persistence, Journal of the European Economic Association, 14(6), 1401-1436.
Tabellini, G., 2008, The Scope of Cooperation: Norms and Incentives, Quarterly Journal of Economics, 123(3), 905-950.
Elisa Borghi è Lecturer di Economia Politica presso l’Università Bocconi.
Donato Masciandaro è Professore di Economia Politica presso l’Università Bocconi, dove è titolare della Intesa Sanpaolo Chair in Economics of Financial Regulation. Dal 1989 scrive sul Sole 24Ore. Dal 2005 per Economia & Management riprende e sviluppa i commenti e le analisi pubblicate sulle pagine del quotidiano economico-finanziario.