E&M
2021/3
Indice
Editoriale
Dossier. Geopolitica
Ascesa, declino e rinascita del soft power
Dossier. Imprese e modelli manageriali
Sulle piattaforme digitali è scontro (quasi) totale
Le opportunità commerciali e le possibili insidie
Focus. Politica economica
Il capitale umano: da emergenza a priorità per il futuro del Paese
Visual readings
Il dibattito. Stato vs mercato
Comportamento organizzativo
Strategia e imprenditorialità
Strategic management
Gli advanced analytics quali vantaggi chiave per quali aziende
Marketing strategico
Nuove e vecchie logiche di mercato nell’era dell’iperconnessione
Innovation & Operations Management
Supply chain finance per la gestione del capitale circolante
Spesa pubblica
Ascesa, declino e rinascita del soft power
Per tutto il XX secolo gli Stati Uniti hanno adottato forti e mirate politiche di soft power (dalla pittura alla musica, dal teatro alla letteratura), utilizzate per valorizzare e promuovere il proprio modello culturale. Gli anni della Guerra fredda sono considerati quelli della «golden age della cultural diplomacy americana», in cui mostre, esposizioni, riviste letterarie ecc. vennero utilizzate per valorizzare e promuovere valori diversi e contrapposti a quelli sovietici. Con il termine della Guerra fredda e l’affermazione di un nuovo sistema globalizzato, la diplomazia culturale mise al centro delle politiche di soft power lo sport, in primis il basket NBA, e la diplomazia museale. Gli Stati Uniti si trovano oggi a dover fare i conti con la crescente influenza dei Paesi orientali – primi tra tutti Cina, India, Giappone e Corea del Sud – e quelli della regione del MENA. L’improvviso aumento della simpatia per gli Stati Uniti dopo l’elezione di Biden e la nomina di Kamala Harris alla Vicepresidenza, possono restituire smalto all’ american dream ed efficacia al soft power americano.
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