E&M
2004/1
Indice
La tribuna dei lettori
Grandi eventi sportivi: come sviluppare un approccio più “manageriale”?
Focus forum
Focus intervista
Il private equity in Italia e il caso Fiat Avio. Intervista a Edoardo Lanzavecchia, Carlyle Europe
Area Metodi Quantitativi
Area Organizzazione e Personale
Il cuoco, il ristorante e l’impresa
Fuoricampo
Articoli
Creazione di valore nelle PMI italiane: il caso del distretto orafo di Arezzo
Governance d’impresa: l’avventura di Telecom Italia (1997-2001)
Hedge fund: anno zero. Il caso del Long-Term Capital Management
La gestione del debito dopo Basilea II
Dei tre pilastri su cui poggia il Nuovo accordo di Basilea (Basilea II), il primo (definizione di regole quantitative per il calcolo dei requisiti patrimoniali) è quello i cui risvolti hanno maggiormente preoccupato le imprese per le possibili ricadute sulle modalità e/o possibilità di accesso al credito. Il primo pilastro, infatti, introduce regole e metodologie ben precise per la misurazione del rischio di credito con lo scopo di meglio allineare il profilo di rischio assunto dalle banche nello svolgimento della propria attività al patrimonio minimo che alle stesse viene chiesto di detenere. In particolare, con l’introduzione di modelli interni per l’attribuzione del merito creditizio, Basilea II sancisce che ogni attività posta in essere comporta l’assunzione di un preciso grado di rischio. Tale rischio deve essere quantificato e supportato da un capitale minimo (il cosiddetto patrimonio di vigilanza).
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