E&M
2004/1
Indice
La tribuna dei lettori
Grandi eventi sportivi: come sviluppare un approccio più “manageriale”?
Focus forum
Focus intervista
Il private equity in Italia e il caso Fiat Avio. Intervista a Edoardo Lanzavecchia, Carlyle Europe
Area Metodi Quantitativi
Area Organizzazione e Personale
Il cuoco, il ristorante e l’impresa
Fuoricampo
Articoli
Creazione di valore nelle PMI italiane: il caso del distretto orafo di Arezzo
Governance d’impresa: l’avventura di Telecom Italia (1997-2001)
Hedge fund: anno zero. Il caso del Long-Term Capital Management
Cose vecchie e cose nuove
Scarica articolo in PDFChissà quante volte li avete visti, quei giapponesini che invadono l’Italia, schermati da un sorriso enigmatico e armati di una macchina fotografica a moto perpetuo. Si avvicinano a un monumento storico, a un quadro immortale, a un carabiniere in divisa, a una vetrina di moda italiana. Scattano le loro fotografie, una dopo l’altra, e proseguono senza guardare. Sembrano dire: “Perché soffermarsi? Tutto è già stato debitamente registrato”. Sono il prototipo sconsolante del turista. Hanno fatto la fortuna di Sony.
L’italiano li guarda e sorride. Nella nostra cultura non siamo turisti: siamo viaggiatori. Il turista guarda e prosegue, il viaggiatore ammira e ritorna. Il paesaggio rimane invariato ma, viaggiando, siamo noi che cambiamo. Siamo capaci di lasciarci sorprendere da cose già viste. Platone insegna che il primo passo della filosofia consiste nella capacità di meravigliarsi di tutto.
Lo sport, quello vero, non ha la mentalità del turista, ma quella del viaggiatore. Vive immerso nel cuore del tempo perché rivisita il passato e pregusta il futuro. Ammira, ricorda, ritorna. Senza dimenticare, desidera che i giochi ripartano in continuità. Chi ha perso potrebbe vincere; chi ha vinto, prima o poi conoscerà la sconfitta. Nulla si ripete. Potete giocare cento volte una partita: mai nessuna sarà uguale a un’altra.
Il viaggiatore è consapevole del limite, ma lo vive non come una frontiera ma come una soglia misteriosa che lascia intravedere l’inatteso. Il fascino della vita è riuscire a varcarla: e dove le imprese tentennano, lo sport si esalta. Guardate i record. Anche chi stradomina non riesce a collezionarli tutti. Stiamo vivendo una grande epopea, quella della Ferrari. Ma anche per un pilota magico come Michael Schumacher restano ancora vari primati da battere. Per esempio, Senna è partito 65 volte in testa a un Gran Premio: Schumacher è fermo a 55 pole position. Michael ha vinto sei gare consecutivamente, ma in testa a questa classifica resta Ascari, che ha infilato sette vittorie, una dopo l’altra. Un altro record ancora imbattuto è quello delle pole consecutive. Schumacher è partito in testa sette volte di fila, ma Senna è riuscito a scattare in pole position otto volte di seguito.
È comunque difficile contare i record che Michael Schumacher detiene. Li ha raggiunti con un lavoro intenso e faticoso. Nessuno li prevedeva, neppure lui.
Quando gli proposero la Ferrari, dopo aver vinto il secondo mondiale con un’altra scuderia, commentò: “Perché dovrei guidare una di quelle macchine rosse che continuo a superare con la mia Benetton?”. Lo aspettava invece l’inatteso, capace di regalare grandi spazi da esplorare. La soglia è un invito a uscire. Sollecita non i più bravi, ma chi accetta la sfida.
Altri viaggiatori stanno arrivando. Non solo nell’automobilismo. Anche noi possiamo appartenere a questo manipolo di fortunati. E, come noi, quelle imprese che riusciranno a non essere prigioniere dei loro successi. Sono infiniti i viaggi che possiamo fare nella vita. Infiniti, perché viviamo in contemporanea tre vite: una reale, una immaginaria e una non percepita. Quella reale è la quotidianità di ogni giorno; quella immaginaria sono i nostri sogni a occhi aperti; quella non percepita evapora quando ci risvegliamo da un sogno che continua a esistere solo nel nostro inconscio. Lo sport, magico, ci aiuta a credere che queste vite siano tutte vere, mescolando realtà e ambizioni, progetti e sforzi, nostalgie e sogni, utopie e dimenticanze. Sembra biblico, perché ricorda un antico testo religioso: il regno è simile a un signore che ogni giorno trae dal suo scrigno cose vecchie e cose nuove.