E&M

2005/5

Dategli una moto qualsiasi, e lui vincerà. Come Re Mida, Valentino Rossi trasforma tutto in oro. A un simile toccasana deve aver pensato il rettore dell’Università di Urbino quando ha convinto i due terzi del suo senato accademico a conferirgli una laurea honoris causa in Comunicazione. Il buon rettore – a questo punto chiamarlo Magnifico mi sembra riduttivo – ha dichiarato di voler “svecchiare” la sua università. Ce n’era bisogno perché è risaputo che l’aria collinare delle Marche da troppo tempo è benefica agli studenti universitari in affanno. Valentino ha trovato a Urbino il suo Bengodi: ha candidamente confessato che ha abbandonato gli studi in tenerissima età e ha commosso la mamma che sognava un diploma. Adesso, sul palco delle premiazioni del dopo corsa, l’ultima beffa: anche il cappello del neodottore ha trovato uno sponsor. Docenti festanti, ma studenti all’acido nitrico: “Noi sudiamo per un diciotto, a lui basta andare a centottanta”.

Si dirà: è un andazzo. Il sistema universitario italiano conferisce una laurea honoris causa ogni due giorni. Con tremila lauree diverse e gli atenei in concorrenza tra loro, nasce la tentazione di affidarsi a uno strumento di marketing poco costoso. Ed ecco Peppino di Capri laureato in Organizzazione Aziendale e Allegra Agnelli, vedova di Umberto, dottoressa honoris causa in veterinaria per aver “costantemente offerto rifugio e protezione a tutti gli animali che necessitavano di cure”. Qualcuno ha chiamato in causa l’Università di Bologna che, in occasione del suo nono centenario, conferì una quarantina di lauree honoris causa. Ma i riconoscimenti conferiti dall’ateneo più antico del mondo furono superbi, degni della ricorrenza. Personalmente ricordo Philippe de Woot, un economista aziendale di fama mondiale. Sorprese tutti la scelta di Alexander Dubcek, quando il muro di Berlino non era ancora caduto: fu una mossa coraggiosa e profetica.

E la Bocconi? Il 18 giugno 1982 ebbi il piacere di accompagnare in macchina, da Perugia a Milano, Innocenzo Gasparini, Rettore Magnifico dell’Università Bocconi. Accendo per caso la radio. “Sotto il ponte dei Frati Neri a Londra è stato trovato il corpo di Roberto Calvi.” Non era uno qualsiasi: era anche vicepresidente della Bocconi. Quasi parlando tra sé, mi confidò: “Da tempo Spadolini insisteva perché fosse conferita a Calvi una laurea honoris causa. Sarebbe stata la prima nella storia della Bocconi. Gli dicevo: ‘Siamo riusciti sinora a evitare questa trappola, perché caderci proprio adesso? Se apriamo un varco, dove ci fermeremo?’. Mi opposi sempre, con garbo ma con decisione”. E dopo una lunga pausa: “Questa sera Spadolini mi ringrazierà”. Se l’Università Bocconi è considerata la migliore in Italia, qualche motivo ci deve pur essere. Nessuna laurea honoris causa, mai: anche questa è una spia.

Ritorno allo sport. Nel 2002 l’Università di Bologna conferì una laurea honoris causa in Scienze Motorie a Ettore Messina, un tecnico che ha fatto la storia del basket italiano. Grazie a lui l’Italia esporta fosforo: è il nuovo allenatore dell’Armata Rossa di Mosca. Le business school e le società di consulenza se lo contendono. È un vero maestro. Detto per inciso: è laureato a Venezia in Economia e Commercio. Sono queste le mosse che onorano lo sport. E anche l’Università.

Il cardinale Carlo Maria Martini riceve ogni settimana una proposta di laurea honoris causa. In tutta la sua vita ne ha accettate solo tre. L’ultima gliel’ha conferita l’Università Cattolica di Gerusalemme, la città dove ha scelto di morire. Umberto Eco ne ha invece racimolate trentatrè. Era meglio un Nobel.