
Per favore, non chiamiamolo «smart working»
Lo abbiamo già capito. Quello che stiamo sperimentando non è lavoro agile (o smart working), così com’era stato promosso dai suoi sostenitori e poi disegnato dal legislatore nella legge del 2017[1]. Stiamo adottando una modalità di lavoro «estrema» (cioè non volontaria, da casa, senza alcuna flessibilità spazio-temporale) che ha fatto emergere, amplificandoli, i possibili rischi sottesi alla sua adozione. Primo: l’isolamento che – è bene ricordarlo – non è vissuto da tutti allo stesso modo, poiché ci sono categorie che soffrono più di altre («L’isolamento [è] una dimensione ...