E&M

2019/4

Michele Acciaro

Quale futuro per i porti italiani

Data la conformazione geografica e la storia del nostro Paese, non è sorprendente che il sistema portuale italiano sia contraddistinto da grande varietà in termini di dotazioni infrastrutturali, volumi, attività commerciali, efficienza e sviluppo. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta l’assenza di una visione di sviluppo dei porti strumentale alla crescita del Paese ne ha limitato le prospettive di crescita, relegando il sistema portuale del Paese a un ruolo locale, e spesso secondario, a paragone con altri scali europei. Le riforme istituzionali varate nei primi anni Novanta e in quest’ultimo quinquennio, tramite il riassetto istituzionale delle autorità portuali in Autorità di sistema portuale (AdSP), hanno permesso una maggiore flessibilità nella definizione delle strategie portuali anche se l’intero sistema non è ancora riuscito a realizzare il suo potenziale a causa dei ritardi infrastrutturali e della difficoltà per alcuni scali di trovare utilizzi alternativi imposti dal contesto macroeconomico. Molto, inoltre, resta ancora da fare anche in termini di collegamenti a terra, in particolare con le strutture ferroviarie.

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