E&M

2007/4

Gianni Canova Severino Salvemini

L’isola dei non-famosi

Nel film La grande seduzione, del regista canadese Jean-François Pouliot (già assistente di Sergio Leone e affermato regista pubblicitario), un interessante esempio di strategia e di marketing del territorio: per salvare la loro isola dal progressivo declino, gli abitanti si impegnano collettivamente in un’operazione di make-up che tende a valorizzare anche gli aspetti più indifendibili del luogo. Guidati da un leader determinato e mosso da una precisa “visione”…

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La grande seduzione

Regia: Jean-François Pouliot

Interpreti: Raymond Bouchard,

David Boutin,

Benoît Brière

Canada, 2003 (in DVD dal 2006)

Sainte-Marie-La Moderne è un piccolo villaggio di fieri pescatori, raggiungibile solo dal mare, a nord del Quebec francofono. L’isola è un ammasso di scogli e di prati spazzati dal vento e il clima che si percepisce è quello del mare d’inverno: poesia e durezza che lasciano sopravvivere solo coloro che sono abituati alla solidità dell’antico.

Col tempo il pesce è sparito e ai sopravvissuti rimane solo un inconsistente sussidio di disoccupazione. Incapace di mantenersi grazie all’attività della pesca, la comunità del villaggio resiste con testarda determinazione all’unico destino possibile: quello di trapiantare le proprie radici in un altro luogo e di abbandonare il paese. Cocciuti come sa essere solo chi vive in un’isola abbandonata in mezzo al mare, gli abitanti sono costretti a vegetare tutto il mese nell’attesa di ritirare periodicamente alla Posta l’assegno del servizio sociale, per poi spenderselo giorno dopo giorno in una ritualità fatta di consumo spropositato di birra, di commenti circa le onde e la migrazione degli uccelli marini e di piccoli screzi che si consumano in pochi metri quadri. L’imprenditorialità e lo spirito di iniziativa nel frattempo inaridiscono, in modo inversamente proporzionale al crescere delle barbe lunghe e allo spaesamento progressivo che a poco a poco si impadronisce della comunità. In un certo senso, il villaggio si trova a subire una sorta di dannazione paradossale: la disponibilità infinita di tempo libero, tempo che di fatto non passa mai. Le cose cambiano quando il sindaco decide di lasciare il paese per un lavoro ottenuto in una città del continente e il comando (perché di questo si tratta, più simile al governo di un esercito che alla guida di una democrazia) viene lasciato al semplice ma saggio Germain. Tutto cervello fino in scarpe grosse, l’uomo decide di prendere in mano la situazione e di lanciare un progetto per la sopravvivenza del luogo. E lo fa all’insegna di una “visione” che non ha nulla da invidiare a certe grandi strategie manageriali in ambito aziendale. Il film è La grande seduzione, diretto dal regista Jean-François Pouliot. Ne discutono, come di consueto, Severino Salvemini e Gianni Canova.

G.C. Ancora una volta siamo di fronte a un film che tratta l’avvilimento delle persone che perdono il lavoro, anche se questa volta l’umore della storia è sottilmente ironico e lo sviluppo del racconto lascia un filo di speranza…

S.S. Non solo. A me ha colpito molto la strategia messa in atto da Germain. Con piglio pragmatico, ma anche con una lungimiranza degna delle migliori visioni e strategie aziendali, elabora e scandisce i meccanismi per cementare intorno alla sua idea l’intera comunità e tutto il territorio. Convinto che o si vince tutti o si perde tutti, raccomanda agli amici di non sgarrare e di restare tutti allineati. La speranza è quella di un’impresa che potrebbe decidere di aprire sull’isola una piccola fabbrica di contenitori di plastica, riportando in tal modo la dignità del lavoro nei centoventi abitanti. Ciò consentirebbe di superare il mesto e spietato avanzare dei tempi. Ma per convincere l’impresa a localizzare a Sainte-Marie-La Moderne lo stabilimento, occorre avere un medico residente, figura professionale assente da decenni nel villaggio.

G.C. … e qui scatta il piano di Germain, che dimostra subito le sue notevoli capacità di leadership su tutta la popolazione. Sull’isola arriva la notizia che un ignaro giovane medico risiederà per un mese intero nel villaggio. Ha preso una multa sul continente, e intende rifugiarsi a Sainte-Marie-La Moderne per evitare la galera. Si tratta di convincerlo a stabilirsi definitivamente sull’isola. Per farlo, Germain decide di ricorrere spudoratamente alla menzogna, e di trasformare l’isola in un posto da sogno, nascondendone gli aspetti peggiori ed esaltando le poche cose positive. Per esempio: la catapecchia di uno dei paesani è ormai ridotta a un rudere fatiscente cui non v’è restauro che possa giovare. Germain ha allora una trovata delle sue: far passare quella stamberga per edificio storico, come esempio di patrimonio culturale. E il medico abbocca: “In questo posto c’è ancora qualcosa di straordinariamente vero, qualcosa di autentico che non si trova nelle grandi città”, dichiara ammirato quando i paesani gli fanno visitare la casa. Come dire: quel che conta è saper valorizzare il proprio patrimonio, e saper applicare le regole del marketing a quello che si ha a disposizione…

S.S. Di fatto, Germain mette in atto – come dice chiaramente il titolo del film – un grande progetto di “seduzione”. Il che implica non solo la necessità di edulcorare l’ambiente, ma anche quella di assecondare tutti i desideri del giovane medico. Dopo aver installato il suo quartier generale nella chiesa centrale, dove riceve i paesani, impartisce ordini, assegna incarichi e distribuisce ruoli, il “capo villaggio” riesce a convincere i vari membri della comunità anche a fare dell’“over-extension” rispetto ai loro gusti e alle loro capacità (sono i casi in cui i semplici pescatori si improvvisano giocatori di cricket, gioco di cui nemmeno conoscono le regole, oppure intenditori di jazz freddo).

G.C. A me colpisce il fatto che tutto ciò sia collegato a un cambio di leadership: finché sull’isola governava il vecchio sindaco, adagiato nella rassegnazione di una routine ormai incapace di prendere decisioni e di elaborare strategie, il villaggio scivolava lentamente verso il suo inesorabile declino. L’arrivo di un nuovo leader favorisce invece una brusca inversione di tendenza e apre la strada a una nuova visione dei problemi della comunità.

S.S. Certo. E per questa via il film diventa un’interessante metafora di avventura condotta con passione e con senso di commitment da tutti i membri dell’organizzazione. Tutti gli abitanti si comportano con il medico in modo gentile e cordiale e la sua valutazione del luogo in poche settimane diventa a dir poco entusiastica. È quello il luogo dove egli si fermerà fino alla fine dei suoi giorni. Grazie a questa sua scelta, si sblocca anche la decisione della localizzazione della fabbrica di prodotti plastici, che viene costruita sull’isola, riconferendo agli abitanti il ruolo attivo che avevano perso molto tempo prima, quando avevano smesso di fare i pescatori senza avere la più pallida idea di che nuova identità poter assumere in futuro.