E&M

2000/1

Gianni Canova

Management e gioco. Un'affinità in evoluzione

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eXistenZ

Regia: David Cronenberg

Interpreti: Jennifer Jason Leigh, Jude Law>

Canada, Gran Bretagna, 1999

Fra management e gioco esistono da sempre, com’è noto, alcune affinità: il gusto del rischio, la vocazione strategica, la disponibilità al conflitto nel rispetto delle regole. Ciò vale soprattutto, beninteso, se ci si rifà alla nozione “tradizionale” di gioco: quella che si basava su alcune regole prestabilite (e note in partenza ai giocatori), e lasciava poi che tra i giocatori stessi – come dice il proverbio – vincesse il migliore. Oggi invece le cose stanno cambiando: i nuovi giochi, quelli di fronte al monitor di un computer o alla console di una playstation, si basano anzi, molto spesso, sull’ignoranza delle regole da parte del giocatore, e sulla necessità di impararle in fretta per poter giocare. La regola non è più un a priori convenzionale, o uno schema comportamentale studiato apposta per mettere alla prova l’abilità e il talento del contendente. Diventa piuttosto un’incognita, un segreto, un codice d’accesso al funzionamento di un mondo. Compito del giocatore è scoprirla, neutralizzarla e andare oltre, dopo aver superato l’ostacolo che la regola stessa ha evidenziato. Giocare significa quindi, prima di tutto, interpretare: cioè osservare, collegare, ipotizzare, provare e riprovare.

In tempi recenti, tuttavia, le cose si sono fatte ancora più complesse. Si prenda, per esempio, un film come eXistenZ di David Cronenberg: da sempre attratto dall’idea di confondere e complicare la nostra idea di “‘realtà”, nel suo ultimo film il regista canadese immagina che una grande multinazionale dell’enterteinment globalizzato metta a punto un nuovo gioco – eXistenZ, appunto – che non richiede più un hardware particolare e che prevede il coinvolgimento totale, fisico oltre che emozionale, dello spettatore. Connettendosi a una console “organica” attraverso una sorta di cordone ombelicale che si innesta in una “bioporta” (un orifizio artificiale aperto in corrispondenza della parte bassa della spina dorsale), il giocatore di eXistenZ si trova proiettato in un universo parallelo in cui non gli è più dato di distinguere fra reale e virtuale: non capisce più se quel che vede (o crede di vedere) fa parte del gioco o della realtà. I piani si confondono, le immagini dissolvono le une nelle altre. Non è neppure sufficiente mettere “in pausa” il gioco per avere la certezza di tornare nella dimensione “reale”, perché anche questo espediente potrebbe essere uno dei livelli o degli ostacoli previsti nel meccanismo di funzionamento del gioco stesso.

Nella sua deliberata “indecidibilità”, eXistenZ si configura come possibile metafora delle condizioni in cui spesso è costretto a operare il manager nel mercato globale contemporaneo: immerso in uno scenario che risponde a regole capricciose che vanno scoperte di volta in volta, distratto da illusioni ottiche o prospettiche che continuamente rischiano di confondere e sovrapporre i dati della realtà con quelli del proprio desiderio, il manager deve impadronirsi rapidamente dei meccanismi del sistema e provare ad applicare le ipotesi regolamentative che ha creduto di individuarvi. A nulla vale invocare la difficoltà di comprensione delle regole, o addirittura denunciare la loro assenza, come a un certo punto nel film il personaggio di Cronenberg. Di fronte alle sue proteste per il fatto di non riuscire a capire “in che cosa consiste il gioco, e se il gioco consiste in qualcosa o in niente”, un’altra giocatrice gli risponde sarcastica: “Ma è proprio questo il gioco!”.