E&M

2004/2

Francesco Longo

Riforme istituzionali e sviluppo manageriale delle PA: quali driver di cambiamento?

In tutte le riforme della Pubblica Amministrazione compiute nei paesi dell’Unione Europea negli ultimi dieci anni è possibile individuare alcuni trend comuni: si ridefiniscono i confini delle competenze dei differenti livelli di governo, per ottenere, da un lato, più decentramento e, dall’altro, una cessione di poteri alla UE; emerge con maggior rilievo la produzione privata in concessione; cresce l’ empowerment dei cittadini e degli utenti. Che rapporto hanno questi sviluppi con l’evoluzione manageriale della Pubblica Amministrazione? In quasi tutti i paesi della UE, la valorizzazione dei livelli istituzionali intermedi (nel caso italiano, le Regioni) significa più potere all’organizzazione più burocratica, che è stata l’ultima ad avviare riforme o non si è riformata affatto. Ed è lecito domandarsi se l’esternalizzazione dei servizi pubblici sia collegata allo sviluppo manageriale della PA o non piuttosto allo spostamento dei confini tra Stato e mercato. Lo stesso crescente potere dei cittadini è, almeno in parte, guidato dal progresso delle ITC ed è più in relazione con la ristrutturazione dei meccanismi di rappresentanza politica che con lo sviluppo di strumenti di management pubblico. L’esame delle tendenze più rilevanti in atto nei paesi della UE evidenzia, da un lato, la riproduzione (o valorizzazione) di un livello istituzionale che adotta ancora il modello burocratico tradizionale, e, dall’altro lato, il crescente ruolo del mercato nella fornitura di servizi pubblici. Tutto questo non ha molto a che fare con lo sviluppo manageriale della PA. Lo sviluppo manageriale della PA deve essere considerato come qualcosa di irrealizzabile o piuttosto non è stato mai tentato con convinzione?

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