E&M
2004/2
Indice
Editoriale
La tribuna dei lettori
Focus intervista
Focus Manager allo specchio
Area Pubblica Amministrazione
Il knowledge management nella pubblica amministrazione
Le nuove frontiere della comunicazione tra PA e cittadino
Alla ricerca del cittadino perduto: il bilancio “partecipato” degli enti locali
Area Finanza aziendale e immobiliare
Financial brand equity: misurazione, finanziamento, assicurazione
Fuoricampo
Articoli
I nuovi accordi sul rischio, sulla governance e sul capitale: big bang o black hole?
Il marketing virale: esperienze e lezioni dal mercato musicale
Riforme istituzionali e sviluppo manageriale delle PA: quali driver di cambiamento?
Talenti o brocchi? La selezione del personale e le performance individuali
Fotogrammi
I nuovi accordi sul rischio, sulla governance e sul capitale: big bang o black hole?
I nuovi Accordi sul rischio, sulla governance e sul capitale si riveleranno un “big bang” o un “black hole”? Risulteranno cioè – nell’ipotesi big bang - un volano di crescita organica e sostenibile per l’economia e un’importante opportunità di sviluppo della competitività dei principali attori dell’industria finanziaria e assicurativa italiana, o piuttosto – nell’ipotesi black hole – un vincolo allo sviluppo strutturale dell’economia, un freno rilevante alla competitività dei player domestici? Quanto Basilea II rappresenta meramente una nuova briglia regolamentare e un ostacolo allo sviluppo di alcuni settori? Quanto, piuttosto, si presta a divenire lo strumento per una più efficace ed efficiente allocazione delle risorse scarse dell’economia? Quanto, parallelamente, Solvency II e la Financial Conglomerates Directive – estendendo il mandato regolamentare e il suo campo d’azione – ne completano in effetti la valenza, contribuendo a stimolare strutturalmente nuovi modelli produttivi e nuove traiettorie di crescita sostenibile? Quanto i nuovi principi contabili introdotti dagli International Accounting Standard 32 e 39, la riforma societaria e gli stessi BIS II, SOL II e FCD richiamano e incoraggiano modifiche nel governo e nella gestione del trade-off rischio/rendimento/capitale sempre più tese a incorporare logiche di utilità, criteri di razionalità e di ricerca continua di nuove invarianze competitive efficaci e difendibili? Quali impatti possiamo dunque prevedere, a fronte dei due scenari interpretativi (da noi volutamente polarizzati) in termini di creazione di valore?
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