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2001/5
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Il design di prodotto: verso il connubio tra antichi “mestieri” e managerialità
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Le medie imprese familiari verso il riassetto normativo: quale impatto sui sistemi di governance
Il ruolo della forza vendita nella generazione di fiducia. Un’indagine empirica
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L’ammetto, leggo Metro
Scarica articolo in PDF“Tra tutte le donne, odio Megan Gale. Ma cosa mi significa arrampicarsi su una torre per fare una telefonata? Guarda che la gente è disposta a tutto per trovare un punto dove Omnitel ha un filo di campo.”
Dado Tedeschi
Il tabacco uccide ottantamila persone l’anno, l’alcol trentamila, l’eroina circa mille, “ma la cannabis non ha mai ucciso nessuno” dice in data 20 novembre 2000 Umberto Veronesi. L’ho letto su Metro, la risposta quotidiana a Eva Express, la miglior raccolta ragionata di puttanate dopo i cataloghi di vendita per corrispondenza, e, in sintesi, l’unico giornale che leggono migliaia di pendolari della Metropolitana milanese. Ma perché lo leggono? Gli antropologi ne sono certi: perché è gratis. Io, però, la penso diversamente. In quanto milanese, la sola esistenza di queste 24 pagine rende, a mio modesto parere, la Metropoli della moda e del camparino più degna di essere vissuta. Credo – lo credo davvero – che Metro dovrebbe essere incluso a forza nelle attrazioni cittadine, insieme con il Duomo, l’Ultima cena e via Montenapoleone. Lo credo, perché se il milanese medio il mattino si presenta in ufficio più allegro, predisposto e motivato lo si deve, probabilmente, a questa geniale invenzione. Per capirci, la struttura del quotidiano è uno straordinario saggio di tutte le leggende metropolitane sull’operato dei giornalisti. Per esempio, vorreste trovare con facilità notizie del tipo: “Scoppia il maiale, ferito il contadino”? Metro le ha in prima pagina. Vi piacerebbe vedere articoli in cui il titolo dice una cosa e il testo un’altra che non c’entra niente (del tipo Novella 3000)? Metro le sparpaglia un po’ ovunque (ma sempre, soprattutto, in prima pagina). Siccome sono sicuro che i non milanesi non crederanno mai possa esistere una simile chicca di imbecillità, mi permetterò di descrivere brevemente la struttura del giornale.
Dunque, cominciamo da una succosa prima pagina caratterizzata da titoli come: “Violentavano i bambini con le maschere”, che lascia il lettore nel simpatico dubbio di un gruppo di pedofili deficienti particolarmente eccitati da adolescenti vestiti da Zorro. Ma qui siamo ancora nel campo della notizia seria. Il 22 giugno 2001 la prima pagina si arricchisce di un prezioso: “Vedova lascia in eredità al gatto la villa e un miliardo” e dell’utile “Cofano munito di palloncino: è nato l’air-bag per pedoni”. Il 14 giugno 2001, invece, rileviamo con il giusto disappunto del cittadino che un uomo “beve un caffè nel suo bar e viene multato di trecentomila lire” (ma non è tutto, perché, in realtà, si è anche sparato un bicchierone d’acqua: la Finanza non fa mai le cose a caso!!); per scoprire poi che l’Europa, in preda a convulsioni da euro, ha simpaticamente trovato il tempo di vietare la siliconatura dei seni alle minori (come dire, finché stanno su da soli, lasciate perdere), mentre in tutto questo la Polstrada ha trovato il tempo di ritirare la patente a Pantani (capirai, in una sola giornata era riuscito a fare contromano la Cisa, infilarsi in un vicolo, salire con la ruota anteriore su un TIR parcheggiato in seconda fila, e gonfiare di EPO un palloncino della prevenzione antialcolica). La giornata è poi resa particolarmente felice da un’indagine (Metro le spara di gusto in basso a sinistra) su come si archivia in ufficio. I dati sono interessanti: il 23% degli uomini lo fa un po’, diciamo, alla cazzo (contro il 23% delle donne), il 46% degli uomini lo fa in modo ragionato (cioè ci ragiona su un po’, prima di archiviarli alla cazzo) contro il 55% delle donne (ovvero, mica ti rompono i maroni solo in casa, lo fanno un po’ ovunque: evidentemente deve essere una tara genetica persistente). E, infine, il 23% degli uomini – contro il 29% delle donne – usa entrambe le strategie (il che, credo, possa significare che prima uno mette tutto in ordine, poi passano quelli delle pulizie e fanno un po’ quello che gli pare). Per fortuna questa inutile indagine è compensata da una più curiosa ricerca – il 18 giugno 2001 – sul costo di un chilo di pollo in tutte le città in cui viene venduto Metro (per inciso, a Roma costa due volte quello che costa a Helsinki, dove – è noto il pollo non rappresenta uno status symbol come nella città capitolina). Lo stesso giorno può forse far piacere scoprire che un esercito di rane ha invaso la Gardesana, quasi un milione, e comunque sempre meno dei venti milioni di italiani che nei primi sei mesi del 2000 hanno riscoperto il piacere della sacra confessione (e, come forse molti ignorano, la categoria più esposta a questo tipo di pratica è rappresentata dai manager il 27%: ma ne fanno talmente tante che non se le tolgono neanche con il doppio candeggio, sostiene però uno psicoantropologo di scuola alberoniana sotto il doppio effetto di un bicchiere di latte di suocera e di una quintalata di cortisonici cerebrali). Ma che dire, il 30 maggio, di quel bimbo colto da un vigile mentre fa pipì ai giardini, ricevendone la mamma una multa di cinquantamila lire (che ella – e il Codacons in simultanea – definisce “disumana e crudele”). Ma tutto questo a Milano, mentre a Gela un bambino che voleva imitare Tarzan vola dal terzo piano, ma la nonna che passava sotto il palazzo in quel momento lo afferra al volo. Bimbo salvo, ma la nonna? Niente di grave, in compenso il 29 giugno viene segnalata una brillante ricerca di Help me in cui si documenta che, finito il campionato, aumenta del 30% il numero di mariti che picchiano le mogli. Può, a questo punto, sorprendere ciò che accade il 3 luglio (riportato fedelmente in prima pagina il 4 dello stesso mese)? Dunque, due giovani di 23 e 17 anni hanno rapinato un diciannovenne di cinquantamila lire. Ora, pare che i due ragazzi avessero chiesto al tizio dei soldi per un panino e che lui abbia risposto: “Ho solo mille lire o un biglietto da cinquanta”. Al che loro gli abbiano giustamente replicato: “Mille non ci danno neanche la mollica: o ce ne dai trenta o sono botte”. Lui gliene ha date cinquanta ma loro – guarda che l’educazione mica si inventa – gliene hanno rese venti, come precedentemente dichiarato. Torniamo indietro di qualche mese, per scoprire che il 28 marzo una giovane si presenta in classe in abito da sera, perché il suo prof ne aveva criticato il look (ora pare che stiano insieme, ma sono voci non controllate). E questo sarebbe tutto, ma vale la pena di citare un titolo del principale concorrente di Metro (Leggo) in data 4 luglio: “Metrò, Gorgonzola fonde” (direi degno di entrare di diritto negli annali del giornalismo d’assalto e, peraltro, completamente ignorato da Metro). Insomma, questo per dire cosa non si propone per rallegrare il cittadino alle 8 del mattino. E voi, manager, che seri seri sfogliate con fare compunto le pagine rosa del Sole, non è ora che lasciate la noiosa finanza per il gusto pieno della vita?
Doverosa nota di fine articolo. Per correttezza devo ammettere di aver scritto queste righe in data 6 luglio 2001. È naturalmente possibile che dal momento in cui ho iniziato a buttar giù le idee a quello in cui avrete la bontà di leggerle, il buon senso possa aver preso possesso di queste teste di rapa. Ma, detto del tutto francamente, non è che ci conti molto.