
La solitudine dell’OMS
«Praticamente ci danno le informazioni un quarto d’ora prima di mandale in onda sulla CCTV», l’emittente di Stato cinese. Così Gauden Galea, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a Pechino. Le sue parole descrivono bene la frustrazione con cui, agli inizi di gennaio, l’agenzia ONU approcciava la Cina e cercava di raccapezzarsi con i pochi dati disponibili sul nuovo coronavirus, quello che a oggi è arrivato a infettare quasi 12 milioni di persone in tutto il mondo provocando oltre 550 mila morti. Questa dichiarazione fa parte di una ricostruzione dell’agenzia ...