Economia & Mercati
A cura di Donato Masciandaro e Gianmarco Ottaviano
Finanza, vigilanza e truffe: il caso Wirecard
Nel mese di giugno è scoppiato in Germania lo scandalo Wirecard. Proviamo a ricordare i fatti salienti. Fino a quel momento, Wirecard era dai più conosciuta come un campione tra le imprese che utilizzano tecnologia per produrre servizi bancari e finanziari. Sono imprese che qualcuno ama chiamare «unicorni finanziari», evocando con il sostantivo la natura speciale – vera o presunta – della tecnologia utilizzata, e con l’aggettivo l’attività nel settore appunto della banca e della finanza. Ma d’improvviso un comunicato della Banca centrale delle Filippine conferma una notizia: Wirecard ...
Recovery fund: come distribuire le risorse tra gli stati membri?
In questo periodo gli stati membri dell’Unione europea sono impegnati nei difficili negoziati sul Recovery fund, il fondo di circa 750 miliardi di euro il cui scopo è aiutare le regioni europee a riprendersi dallo shock del Covid-19. Il dibattito pubblico è dominato dalla questione della «condizionalità», cioè in che misura le elargizioni del fondo debbano essere condizionate a specifiche scelte di politica economica dei Paesi beneficiari. La questione, per quanto importante, rischia di lasciarne nell’ombra un’altra altrettanto decisiva, quella dei criteri di allocazione delle risorse ...
Banca e Patria, i due volti del nazionalismo finanziario
Nei mesi appena trascorsi, nei Paesi avanzati le banche sono state anello di trasmissione delle politiche urgenti di intervento, disegnate dai governi per sostenere la domanda aggregata di beni e servizi. Il tempo ci dirà quale strategia è stata più efficace. Ma proviamo a guardare avanti. Per farlo, come Giano, concentriamoci su quello che è successo in Italia prima che iniziasse la recessione pandemica. Almeno in due occasioni – la vicenda del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e quella della Popolare di Bari – la classe politica italiana è stata posta di fronte a una domanda che ...
Non siamo tutti sulla stessa barca
La pandemia del Covid-29 sta colpendo severamente le economie di tutti i Paesi del mondo, provocando in molti di essi un’emergenza occupazionale senza precedenti. Un caso emblematico, per l’importanza del Paese e la rapidità degli effetti, è quello degli Stati Uniti. Prima della pandemia l’economia americana viaggava su solidi binari, con un tasso di disoccupazione che, a febbraio, mentre la Cina si era già fermata, aveva raggiunto un minimo storico del 3,5 per cento. A marzo, mentre toccava all’Europa cominciare a chiudersi in casa, il tasso di disoccupazione americano era salito di ...
L’ascesa del terzo re
Nelle settimane del coronavirus tutto quello che accadeva – o non accadeva – nella politica economica e monetaria americana si riverberava in un attimo in tutto in globo, anche attraverso il canale rappresentato dal dollaro. Non è un caso che la prima azione coordinata tra le banche centrali di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Giappone, Svizzera e Canada è stata quella di un doppio intervento – il primo il 15, il secondo il 20 di marzo – volto a rafforzare i canali di rifinanziamento a termine di dollari tra la FED e gli altri istituti di emissione, sia in termini di volumi, ...
Coronavirus e banche centrali, due passi falsi
La politica monetaria moderna si basa sui fatti e sulle parole. Nell’affrontare l’emergere del rischio macroeconomico da coronavirus, la FED ha sbagliato nei fatti, la BCE nelle parole. Vediamo perché. In termini generali, il coronavirus appartiene alla famiglia macroeconomica degli eventi rari: in quanto tale, i suoi effetti sulla dinamica delle scelte di famiglie, imprese e mercati finanziari possono essere rilevanti e al contempo imprevedibili, sia nelle entità sia nella durata. Dunque il coronavirus è un catalizzatore di incertezza, che pone ogni banca centrale di fronte a una sequenza ...
Negoziati post-Brexit: è tempo di essere pragmatici
Con la prima settimana di marzo sono cominciate le negoziazioni tra Unione europea e Regno Unito sulle loro future relazioni dopo la Brexit. Per cominciare a capire come si svilupperanno è utile inquadrarne il contesto, ripercorrendo rapidamente le tappe fondamentali delle recenti manovre di avvicinamento al di qua e al di là della Manica. Dopo quasi quattro anni dal referendum britannico sulla Brexit, il 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea – e la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). Le modalità del ritiro sono disciplinate dall’«Accordo di recesso» ...
Brexit 2.0: i nodi vengono al pettine
È davvero cambiato qualcosa per la Brexit dopo il trionfo di Boris Johnson alle recenti elezioni parlamentari britanniche? Sembra proprio di sì, ma non per le ragioni che molti pensano, e cioè che si è fatta finalmente chiarezza sulla volontà del popolo, su chi comanda in democrazia e su che tipo di Brexit ci possiamo aspettare. I conservatori di Boris Johnson hanno vinto le elezioni, ottenendo una maggioranza di 80 seggi (la loro maggioranza più grande dal 1987) grazie al 43,6 per cento dei voti (la percentuale più alta di qualsiasi partito dal 1979). Con una tale maggioranza Johnson non ...
Lagarde, un gufo saggio tra falchi e colombe
Il passaggio di consegne da Mario Draghi alla nuova presidentessa Christine Lagarde è stato contrassegnato da tre aspetti: due risultati e un interrogativo. I due risultati riguardano la capacità di mettere in atto politiche monetarie non convenzionali e l’affidabilità dell’assetto istituzionale della Banca centrale. L’interrogativo riguarda il futuro. Il primo risultato può essere apprezzato ricordando che la presidenza Draghi è coincisa dal punto di vista macroeconomico con eventi straordinari, nel senso letterale del termine. La doppia crisi recessiva che l’Unione Europea ha ...
Cosa c’entra la globalizzazione con l’industria del calcio
La globalizzazione cambia il comportamento delle imprese. Da un lato queste hanno accesso a nuovi mercati internazionali, dall’altro si trovano a fronteggiare nuovi concorrenti sul proprio mercato nazionale. C’è però un’asimmetria di fondo. Mentre tutte le imprese subiscono i danni dovuti all’aumento della concorrenza interna, solo le più efficienti riescono a compensarli con i benefici legati alla maggiore penetrazione nei mercati esteri. La ragione è che l’accesso a questi mercati comporta dei costi aggiuntivi. Alcuni sono determinati da una maggiore complessità nella logistica ...