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2013/6
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Il Diversity Management
Al di là degli obblighi di legge. L’inserimento al lavoro di persone con disabilità intellettiva
Il mercato del private equity e degli LBO
Le strategie di add-on nel private equity. Una scelta necessaria per valorizzare le way-out
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Articoli
Supply chain management e competitività. Casi di successo nel made in Italy
La gestione del disservizio: una leva per la fidelizzazione dei clienti
Figlie e azienda di famiglia. Il delicato equilibrio tra volere e potere
Storie di straordinaria imprenditorialità
Essere a casa
Scarica articolo in PDFQuaranta chilometri di caduta libera verticale, percorsi solamente in quattro minuti e venti secondi, arrivando a una velocità massima di milletrecento chilometri all’ora, superiore a quella del suono. Non si tratta di un nuovo strumento tecnologico ma dell’austriaco Felix Baumgartner che, l’anno scorso, a quarantatré anni, ha realizzato un simile record.
Sin dai cinque anni disegnava uomini in volo. Ha cominciato a esibirsi con il paracadute scendendo da monumenti e grattacieli famosi in tutto il mondo, dalla Petronas Tower di Kuala Lampur alla statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Non erano semplici allenamenti. Il novanta per cento di chi tenta questi voli ad altissimo rischio muore durante un lancio. Felix aveva imparato a essere spericolato con tendenza alla sicurezza.
Si è avvicinato al record attraverso varie prove ad altezze minori, senza mai superare il record appartenente a Joseph Kittinger che nel 1960 si era lanciato da 31.000 metri. Ma oramai l’austriaco era pronto per il grande tentativo.
Non tutto è stato facile. Si era congelata la gru su cui era appesa la capsula che doveva trasportarlo nella stratosfera. Si è aggiunta anche un’invasione di cavallette. Il tentativo è stato rinviato più volte a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Troppo vento poteva provocare la rottura della tuta esponendo il corpo a una temperatura di meno cinquantasette gradi, a un’altezza dove le radiazioni ultraviolette sono centomila volte più forti di quelle al suolo. Il 14 ottobre 2012 inizia la risalita, con la protezione di una tuta pressurizzata. Per quindici secondi, prima di effettuare il salto, osserva con emozione la curvatura della terra.
Aprirà il paracadute solo a poche centinaia di metri dal suolo. La sua preoccupazione non era quella di battere i record, e neppure di ottenere dei risultati scientifici, ma di tornare vivo a terra. Durante la discesa ha cominciato a roteare su se stesso sempre più velocemente e temeva di perdere conoscenza. Non ha neppure sentito il boato sonico perché tutto concentrato nello sforzo di ritrovare stabilità. In caso di difficoltà uno speciale paracadute azionato da terra lo avrebbe salvato. Finalmente arriva a destinazione in un luogo desertico del Nuovo Messico. Per tutto il volo è stato invisibile ai radar.
L’evento ha battuto una serie di record. Anzitutto l’altezza massima raggiunta da un pallone aerostatico con equipaggio, poi l’altezza maggiore di un lancio umano e infine la maggiore velocità raggiunta da un uomo in caduta libera a 1360 chilometri all’ora. In subordine, il maggiore share (59 per cento) della televisione austriaca che ha trasmesso l’evento in diretta, con oltre otto milioni di utenti collegati a You Tube. Un solo dettaglio. Le immagini “in diretta” sono state trasmesse con un ritardo di cinque minuti, e pertanto a esperimento concluso, per permettere di cancellare la trasmissione in caso di un tragico incidente.
Un Boeing 747 incontra a volte nei voli intercontinentali dei vuoti d’aria. Il nostro amico è partito da un’altezza due volte e mezza quella del nostro aereo. Solo nell’aria gli sembra di essere a casa.