E&M

2007/5

Ci mancava solo il minareto. Quando si intonerà il richiamo alla preghiera, le partite di calcio che si svolgeranno negli stadi vicini a una moschea saranno interrotte per alcuni minuti. Non è ancora una norma scritta ma diventerà presto un’usanza, almeno negli Emirati Arabi Uniti. Il primo ad applicarla è stato l’arbitro Muhammad Omar che, durante gli ultimi secondi del richiamo del muezzin, ha sospeso una partita di serie A, nello stadio dove il Sharja giocava contro il Dubai.

Da ragazzo, il mio minareto erano i vespri e la dottrina domenicale del parroco. Mi bloccavano la domenica pomeriggio, proprio quando giocava la squadra del mio paese. Una volta ho tentato un’evasione ma mio nonno se ne accorse. A letto senza cena. Per fortuna, quando mio padre venne per rimboccarmi le coperte, non arrivò a mani vuote. A lui debbo una grande scoperta: il gusto del proibito.

Il tempo passa e anche il clero evolve. I famosi collegi religiosi di Roma, dove studiano i giovani più promettenti, naturali candidati a diventare vescovi e cardinali, hanno dato vita ad un torneo di calcio, la Clericus Cup, con girone all’italiana. Sedici squadre hanno schierato oltre trecento atleti, provenienti da cinquanta paesi differenti. Venticinque erano brasiliani. Il più giovane era un italiano di diciotto anni, il più anziano uno spagnolo di cinquantaquattro. Giocavano su un campo di erba sintetica, con vista sul cupolone. Non sono stati degli agnellini. In una sola partita, due cartellini rossi: un fallaccio da dietro e una doppia ammonizione. Hanno inventato il cartellino azzurro: espulsione a tempo. Chi bestemmia, radiato a vita, anche dal collegio. La finale ha avuto luogo tra la Pontificia Università Lateranense e una squadra di catecumenali un po’ fanatici, La Madre del Redentore, palesemente favorita dalla Madonna. La Lateranense ha perso per una rete a zero, con un rigore ancora contestato. Le sorprese non finiscono qui. Esiste la nazionale calcistica del Vaticano. Vi giocano i dipendenti, giovanotti che lavorano ai musei, alle poste, alla radio. Gradite anche le guardie svizzere. La divisa: maglia bianca e gialla, pantaloncini e calzettoni bianchi. Come logo le chiavi di San Pietro. Per ora il Vaticano non è iscritto né alla FIFA né all’UEFA ma è ancora imbattuto. Ha esordito contro il Monaco il 23 novembre 2002, pareggiando per zero a zero. Sempre a reti bianche finì l’incontro con una rappresentativa di San Marino. Ha però battuto nel 2006 una squadra svizzera, il SV Vollmond, per cinque a uno. Lo sport contagia anche il vertice. Wojtyla da giovane giocava come portiere. Praticava anche nuoto, canoa, alpinismo e sci. Si sussurra che prima di ogni discesa dicesse, ai colleghi e a se stesso: “Dio s(c)ia con noi”. Da buon vescovo di Roma, alla fine era diventato tifoso dei giallorossi. Benedetto XVI tifa Bayern. Peggio ancora il suo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone: l’11 gennaio 2004 ha fatto la radiocronaca di Sampdoria-Juventus, a Genova, dove era arcivescovo, dichiarandosi tifoso dei bianconeri. Gode invece della mia simpatia il cardinale Saraiva Martins, che ha giocato da giovane con Garrincha, il mio idolo.

Esiste anche la nazionale italiana di calcio dei preti. A Senago, presso Milano, nel giugno 2005 ha sfidato la nazionale delle modelle. Non conosco il risultato ma ho apprezzato, ai tempi che corrono, gli abbracci finali tra i contendenti. Manca l’ultimo tassello: il campionato di calcio per suore. Un regista ci ha già proposto una partita di calcio tra monache e detenute. Il titolo del film: “Dio vede e provvede”.