E&M

2001/4

Andreina Mandelli

La multidimensionalità del digital divide

La visione romantica sugli effetti dello sviluppo tecnologico sulla società, che quando si applica alla dimensione economica si traduce nella visione di un consumatore che riprende tutto il suo potere dalle mani delle imprese, è da sempre contrastata da chi pensa che le cose siano un po’ più complesse (se non negative). Alcuni autori si chiedono se questa innovazione porti davvero con sé una distribuzione più eguale delle risorse (tangibili e intangibili) del pianeta, oppure addirittura sia la condizione fondamentale di una nuova diseguaglianza tra individui e tra paesi. Il futuro immaginato è infatti, a seconda del punto di vista esaminato, un futuro denso di minacce o pieno di opportunità (o forse, secondo un punto di vista che sposiamo, pieno di opportunità solo se si riconoscono le minacce). Il tema dell’accesso è complesso e multidimensionale. Non riguarda solo il problema del divario di connettività tecnologica tra individui e tra paesi, ma la capacità di ridisegnare la rete di relazioni sociali in questa nuova società dell’informazione (ben oltre la rete di connessione infrastrutturale, pur fondamentale). È necessario investire non solo in connettività e alfabetizzazione, ma anche in partecipazione, diversità e cultura, anche quando gli interessi economici di breve termine sembrano indicare la strada della standardizzazione globale. Ciò è sicuramente previsto dai programmi internazionali di sviluppo e dalle politiche degli enti di cooperazione internazionale, anche se gli esiti di queste politiche si potranno scontrare con l’accresciuta importanza del posizionamento tecnologico dei singoli paesi e delle singole imprese sulla scacchiera del commercio globale, nel ridisegno degli equilibri di potere economico e politico in questo inizio di millennio.

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