E&M
1999/5
Indice
Editoriale
Area Tecnologia
APS: nuova frontiera per la gestione della produzione
L’avete sentito dire... Glossario degli acronimi della logistica
Fotogrammi
Area Organizzazione e Personale
Organizzare la conoscenza dentro l’impresa
Fornitori indipendenti di innovazione: i knowledge brokers
Knowledge management e knowledge workers? Grazie, li abbiamo già
Articoli
Qualità e customer satisfaction nei servizi bancari. Modelli e metodologie di misurazione
Cambia l’editoria libraria. Confini e ruoli da ridefinire nella rete del valore
Il sistema moda e la gestione della varietà. Logiche di intervento per recuperare efficacia sul mercato e efficienza nei processi operativi. L’approccio VRP
Parlare di “varietà” per le aziende della moda significa toccare un tasto delicato. L’importanza attribuita alla creatività le induce a considerare varietà e innovazione come componenti cruciali per conquistare i clienti più esigenti. Non sono tuttavia infrequenti i casi nei quali, a fronte di notevoli incrementi di fatturato, l’azienda si trova a conseguire una redditività proporzionalmente inferiore a quella auspicata a causa dei maggiori costi di gestione della complessità. Ma i costi dello sviluppo della collezione non sempre sono oggetto di misurazioni specifiche e raramente si valuta la loro entità in relazione al fatturato che le collezioni sono in grado di generare. Su questa dimensione nelle aziende esiste grande confusione e scarsa consapevolezza. Gli autori si pongono l’obiettivo di definire e misurare la “varietà” e la “complessità” che scaturiscono da una certa impostazione della collezione, analizzare i costi da esse generati e considerare approcci, tecniche e strumenti per la riduzione della complessità. In particolare l’approccio metodologico VRP ( Variety Reduction Program ), sviluppato dalle aziende giapponesi a metà degli anni settanta, si applica molto bene al settore abbigliamento. Sperimentato da alcune aziende italiane, tra le quali il gruppo Ermenegildo Zegna, esso prevede due approcci distinti che fanno leva sui diversi generatori di varietà: l’approccio top down, che mette in discussione l’ampiezza dell’offerta di collezione cercando di focalizzarla maggiormente, e l’approccio bottom-up, che tende a lasciare invariata l’ampiezza e la qualità della proposta di collezione, cercando però di sfruttare la massima standardizzazione di ciò che viene utilizzato e che risulta “non percepito” dal cliente finale.
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