E&M

2012/4

Togliamo dal gruppo una decina di squadre calcistiche italiane, quelle che da sempre hanno confidenza con lo scudetto o con le coppe europee. Tutte le altre non hanno mai vinto nulla di importante ma costituiscono l’ossatura di questo sport. Anche senza vittorie conservano una grande dignità. Tra queste annovero l’Atalanta perché non conta l’unica Coppa Italia della sua storia. Fu vinta il 2 giugno 1963 e proprio il giorno dopo moriva l’unico papa bergamasco della storia. Giovanni XXIII, concedendo questa vittoria alla squadra della sua terra d’origine, compiva il primo miracolo richiesto per la sua beatificazione.

Come sopravvivono queste squadre “mai vincenti”? Applicando il fair play finanziario prima che Platini lo inventasse: i costi non devono superare i ricavi. Niente giocatori affermati e costosi. Si punta sulle giovanili affidandole a tecnici competenti. I migliori ragazzi si fanno le ossa in prima squadra e, al momento opportuno, vengono messi sul mercato.

Un esempio: Prandelli, quando allenava le giovanili dell’Atalanta, scoprì Montolivo. Gli stipendi sono contenuti, gli ammortamenti non esistono. Dallo stato patrimoniale non si scarica quasi nulla sui costi. Anzi. Quando si vende un giovane affermato, che è un cespite dal valore irrisorio, si lucra una vantaggiosa plusvalenza che diventa un ricavo.

Un conto economico è in ordine quando lo stato patrimoniale non è una voragine ma una miniera.

Sono club radicati sul loro territorio. Ne vivono la vita e i loro tifosi sono locali. Chi abita altrove appartiene alla diaspora di quella città. Un allenatore illuminato fa crescere i suoi giocatori invitandoli a conoscere le opportunità di sviluppo come le scuole e le università, gli ambiti di sofferenza come gli ospedali e le carceri, la ricchezza dei valori come i musei e le imprese locali.

Su quel territorio i giocatori a fine carriera troveranno un posto di lavoro che metterà a frutto la loro dedizione. Quando nasce un bambino, già all’ospedale viene recapitata una maglietta della squadra locale. Il territorio diventa una fonte di umanità.

Girando per il mondo, c’è sempre da imparare. Una squadra brasiliana del Pernambuco, il Santa Cruz, fu retrocessa nel 2006 e cominciò la sua caduta nell’inferno. È arrivata in serie D. Prima della retrocessione contava su diecimila spettatori medi per partita. Secondo voi, quanti sono adesso? Trentamila. Sì, avete letto giusto. Spettatori triplicati. Che cosa è successo? Il governo locale ha lanciato un programma da fare invidia a Mario Monti. Si chiama: “Tutti con la ricevuta”.

L’obiettivo è quello di incentivare i cittadini a chiedere la ricevuta fiscale e a far pagare così le tasse agli esercenti. Gli acquisti vengono memorizzati su una tessera magnetica personale. Ogni tifoso che riesce a far registrare quaranta euro di spesa ha il diritto ad avere un biglietto gratis invece di pagarlo quindici euro.

Lo Stato sovvenziona i club attraverso una parte dei soldi recuperati senza costosi blitz. Per invitare il cittadino a chiedere sempre scontrino o fattura non si è usata la leva dell’onestà, ma quella del giusto interesse. Il Brasile ci ha aperto una pista. Serve fantasia.