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Credito cooperativo: i perché della riforma
Le banche di credito cooperativo detengono il 7,7 per cento della raccolta diretta in Italia. La riforma varata dal governo mira a risolvere i temi degli assetti di governance e qualità del credito.
Una rottamazione avventata
Per vari motivi di metodo e di merito reputo il decreto banche popolari discutibile e dannoso. Nel metodo è mancata una seria discussione su pregi e difetti delle dieci maggiori popolari. La scelta di forzarne la trasformazione in SpA per decreto – per di più con la ‘fiducia’ – è stata improvvida. In primis, è stato mistificatorio accampare l’urgenza di un provvedimento ove neanche i ...
Lo sviluppo mancato: un problema del governo o delle imprese?
Premessa È dall’inizio degli anni Novanta che l’Italia non riesce più a tenere il passo degli altri paesi europei quali, a loro volta, se si esclude l’Irlanda, perdono continuamente terreno rispetto agli Stati Uniti d’America. Dal 1992 al 1998 la crescita media annua del nostro prodotto interno lordo è stata dell’1,2%, contro l’1,6% della Germania e l’1,8% della Francia, ma quasi ...
L’annus horribilis delle banche italiane. Alcune idee per non sbagliare ancora
Il 2005 è stato per le banche italiane, dal punto di vista economico, finanziario e patrimoniale, un anno indubbiamente positivo: la redditività è cresciuta, con un incremento del ROE medio di settore, la qualità dell’attivo è migliorata, con un’ulteriore discesa del tasso di sofferenza degli impieghi, la patrimonializzazione è elevata e ampiamente al di sopra dei requisiti minimi imposti ...
Quali regole e quale banca dopo la crisi?
In un precedente editoriale (e&m, n. 5, 2008) mi ero soffermato sulle cause, macroeconomiche e tecnico-finanziarie, alla base della crisi finanziaria recente, e sulle lezioni che dall’esame di queste ultime si potevano trarre per gli organi di Vigilanza e per il management delle banche. Nelle note che seguono mi soffermerò invece dapprima sul tema delle regole, cercando di evidenziare, pur in presenza ...
Fannulloni o disorganizzati? Viaggio nella produttività che non c’è
Con l’impeto caratteristico delle folgorazioni – un po’ come nell’indimenticabile sequenza del film The Blues Brothers in cui un J. Belushi folgorato “vede la luce” entrando in chiesa – gli opinion maker, la politica e gli imprenditori hanno ricominciato a parlare di produttività, rianimando un concetto – e un problema – che per decenni era pressoché scomparso dagli articoli, dai ...
Crisi finanziaria e riforma delle regole: quali implicazioni per le banche e il sistema economico?
Il 2010 è l’anno nel quale, a tre anni dallo scoppio della crisi finanziaria internazionale, verranno verosimilmente definite le principali riforme giudicate necessarie dalle autorità politiche e di vigilanza dei principali paesi coinvolti per evitare che una simile débâcle possa ripetersi in futuro. Politici e tecnici sono consapevoli che le perdite e, più in generale, le gravi conseguenze ...
L’essenziale è invisibile agli occhi: intangibili e sviluppo
Cosa vuol dire che un paese come l’Italia, ancora la settima economia al mondo per le dimensioni del proprio prodotto interno lordo, finisca invece al 46° posto in una classifica sulla competitività globale di paese che vede gli Stati Uniti d’America al primo posto, la Germania al 5°, la Francia al 18°, e prima di noi paesi come la Slovenia e la Lettonia? Qualcuno potrebbe rispondere: assolutamente ...
Popolari: la lunga strada della riforma
Nello scorso gennaio il governo è intervenuto in modo deciso e inusuale sul mondo delle banche popolari, con un decreto che impone a quelle con oltre 8 miliardi di euro di attivo totale di trasformarsi in società per azioni e dunque di abbandonare la loro originale struttura cooperativa, basata in primo luogo sul voto capitario, dunque sulla parità fra soci indipendentemente dal numero di azioni ...
L’ambizione senza radici del piano infrastrutturale
Il tema dell’investimento in infrastrutture è da qualche tempo al centro di un dibattito che coinvolge autorità di regolamentazione, operatori industriali, investitori finanziari. A fronte di un fabbisogno di infrastrutture stimato per l’Unione Europea in circa 2.000 miliardi di euro fino al 2020 e considerando i rigidi limiti imposti dal patto per la stabilità e il fiscal compact negli ...