E&M

2005/6

Roberto Ruozi

Quella che avrebbe dovuto essere una storia di concentrazione bancaria

L e recenti vicende della Banca Popolare Antoniana Veneta avrebbero dovuto essere un tipico caso di concentrazione bancaria. I passaggi di azioni erano iniziati tempo fa senza particolari clamori fino a quando i maggiori acquirenti (due importanti gruppi bancari) si avvicinarono al possesso azionario posto come limite per far scattare l’obbligo di un’offerta pubblica di acquisto per assicurare parità di trattamento a tutti gli azionisti della banca e per conquistare la maggioranza assoluta. In realtà, una potenziale storia di concentrazione bancaria si è trasformata in un guazzabuglio che ha coinvolto la banca oggetto del contendere, i gruppi contendenti, altri azionisti più o meno legati a questi ultimi, la magistratura, la classe politica, le autorità di vigilanza, stampa e mezzi di informazione di massa, l’opinione pubblica italiana e straniera. La conclusione della vicenda, ammesso che si tratti effettivamente di una conclusione, non è certo frutto del libero esercizio delle forze del mercato, della cui tutela tutti si sono riempiti la bocca e che, invece, è stato completamente schiacciato da elementi di natura svariatissima. Da tempo è in gestazione una legge che dovrebbe stabilire le nuove regole di un mercato finanziario più vero, trasparente, efficiente e capace di tutelare veramente gli investitori e che potrebbe rivedere anche le norme di funzionamento delle autorità di vigilanza. Cogliamo l’occasione per accelerarne il varo.

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