Appunti del direttore

05/05/2016 Guido Corbetta

Correre in borsa può fare bene: il caso Technogym

Credo meriti qualche considerazione la fresca quotazione di Technogym in borsa. Non tanto e non solo per gli aspetti più appariscenti dell’evento, incluso il + 11 per cento che il titolo ha messo a  segno. Che Technogym sia una azienda-simbolo di quello che potremmo definire «il sogno italiano», dal garage alla borsa, è opinione (per molti certezza) molto diffusa. Ma conviene, forse, guardare tra le righe e al di là di questo caso.

Innanzitutto Technogym fa parte di quelle poche aziende italiane (tra cui Tod’s , Moncler, Ferragamo) che decidono di quotarsi sui mercati principali. E dobbiamo chiederci perché molti imprenditori non scelgano la quotazione come strumento per rafforzarsi; certo, l’andamento dei mercati è un fattore frenante, ma non ritengo che questo basti a spiegare il tenersi lontano dalla borsa. Inoltre - ed è un elemento di ulteriore riflessione - si parla molto del potenziale del made in Italy, in tanti settori, della necessità di tradurre questo potenziale in risultati di mercato, ma non si esercita, se non in sparuti casi, l’opzione quotazione come leva di crescita.

Technogym, una delle aziende rappresentative proprio di quel made in Italy su cui si sprecano editoriali e analisi (ricordiamo, solo a titolo di esempio, il forte coinvolgimento per le prossime Olimpiadi di Rio), ha «osato». Penso che proprio nelle motivazioni che Nerio Alessandri ha addotto per la quotazione ci siano delle neanche tanto implicite risposte, tutte da approfondire, alle questioni che sollevavo in precedenza.

Alessandri ha sottolineato che per la sua azienda la quotazione è non solo un passaggio cruciale per la crescita, ma un’opportunità per managerializzare ulteriormente l’impresa e per creare le condizioni per un passaggio generazionale guidato non solo e non principalmente dalla «pancia».

Mi piacerebbe che i lettori dessero la loro opinione e si sviluppasse un dibattito che credo possa essere non solo interessante, ma utile.

GuidoCorbetta