E&M
2014/4
Indice
Dossier
La PA che vogliamo. Un contributo di analisi e proposte
Bilancio e controlli oltre l’austerity
Innovazione e agenda digitale: proposte per l’attuazione
Le criticità italiane dell’agenda digitale
Colmare i gap nella gestione dei servizi pubblici locali. Tre proposte
Moneta, finanza e regole
Il mercato del private equity e degli LBO
Fotogrammi
Articoli
Come cambia la formazione nelle compagnie di assicurazione. Criticità e soluzioni
Le società fiduciarie: natura e funzioni
Competenze commerciali: cosa sono e come influenzano i risultati aziendali
Numbers
Questo numero
Scarica articolo in PDFIn questo numero di E&M dedichiamo ampio spazio alle analisi svolte da un gruppo di colleghi e consulenti sulla “Pubblica Amministrazione che vogliamo”. Tra gli altri, pubblichiamo anche un’efficace intervista al Ministro Marianna Madia che, rispondendo a una domanda dei colleghi Giovanni Valotti e Giovanni Fattore, dice: “Il metodo condiviso e innovativo rappresenta la prima grande discontinuità rispetto alle riforme precedenti, perché è impossibile fare una riforma complessa come quella della PA se non ci appelliamo alle forze migliori che in essa lavorano. Ed è difficile creare un’alleanza del genere se i soggetti che sono destinatari e devono realizzare la riforma vengono chiamati indiscriminatamente fannulloni e vengono esposti a critiche sistematiche. Certamente c’è chi fa male il proprio lavoro, nel pubblico come nel privato, ma ciò che ci distingue rispetto ai governi che ci hanno preceduto è che stiamo partendo dalle persone e dalle cose che funzionano per risolvere e migliorare ciò che non funziona. Vorrei insistere sulla serietà del metodo della consultazione”.
È presto per dire se la riforma proposta dal governo Renzi riuscirà ad avere risultati migliori delle altre che l’hanno preceduta nei decenni, ma sono convinto che il metodo per definirla e realizzarla è interessante: non continuare a dire che cosa fare, ma provare a capire “come” si possano raggiungere i risultati desiderati. Per provare a ridare una prospettiva di crescita al nostro paese (e a tutta l’Europa) dobbiamo proprio ripartire, come suggerisce Giuseppe Soda nell’editoriale, “dagli alberi piuttosto che dalla foresta”, scavando a fondo nei processi organizzativi delle singole aziende. Si tratta, in altre parole, di superare presunte certezze – come quella dell’indiscusso legame tra adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e crescita dell’economia (come scrive Francesco Daveri nella sua rubrica) – per approfondire con determinata pazienza la conoscenza delle modalità attraverso le quali le unità organizzative funzionano nella realtà: “occupiamoci degli alberi per salvare la foresta”.
Buona lettura