E&M
2018/2
Indice
Dossier: Holding tricolori. Modelli, rischi, opportunità
La holding fa bene alla crescita
I gruppi familiari al microscopio
Forme, assetti e controllo: come e cosa
Euroscenari
Moneta, finanza e regole
Science
Expo Milano e stagionalità del comparto alberghiero
Dal prodotto al servizio: competere e crescere nel food & beverage
Parola d’ordine: chiarezza di governance. Intervista a Paolo Ceretti, Direttore Generale De Agostini SpA
Diversificare con successo la propria attività da un unico settore maturo come quello dell’editoria a nuove industry quali media e communications, giochi e servizi, e infine finanza nel giro di poco più di quindici anni: è il caso del Gruppo De Agostini, impresa a controllo familiare, ormai attiva a livello globale. La strategia di diversificazione e di internazionalizzazione è stata avviata nel 1997, con la partecipazione del Gruppo alla privatizzazione di Seat ed è successivamente proseguita con acquisizioni di aziende (come Lottomatica, Toro Assicurazioni, Gtech e IGT) e anche cessioni (come la stessa Toro Assicurazioni). In ciascuno dei settori di riferimento, De Agostini è oggi presente con società capofila con ampia autonomia operativa: le controllate De Agostini Editore (editoria), IGT (giochi e servizi) e DeA Capital (finanza) e le partecipate Atresmedia e Banijay (Media & Communications). Al vertice del Gruppo ci sono la holding della proprietà (B&D Holding), che garantisce l’unità d’intenti degli azionisti, e la holding capogruppo con funzioni di indirizzo strategico, De Agostini SpA (Figura 1). Per comprendere più da vicino la struttura e i meccanismi di funzionamento della holding capogruppo abbiamo intervistato il Direttore Generale di De Agostini SpA, Paolo Ceretti.
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