E&M

1998/4

Claudio Dematté

Vincoli e opportunità per gli imprenditori italiani in Asia

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Premessa

Quella sull’Asia – e sull’Estremo Oriente in particolare – è una ricerca nata da due constatazioni: la prima l’avere osservato dai fatti e dai numeri che l’Estremo Oriente è popolato di imprese e banche tedesche, danesi, francesi, senza contare quelle americane e quelle giapponesi che sono di casa; la seconda è l’avere rilevato la scarsa presenza di imprese e banche italiane, se si escludono quelle di alcuni settori presenti in area con operazioni export perché trascinati dal Made in Italy.

Assieme le due constatazioni pongono un interrogativo, anzi più interrogativi: sono le nostre imprese in ritardo nel cogliere le potenzialità dell’area oppure sono le altre imprese e banche a correre un’avventura ad alto rischio di ritorno incerto?

In subordine veniva da chiedersi se la cautela dei nostri operatori non fosse motivata dalle caratteristiche specifiche del nostro sistema produttivo, così come l’aggressiva imprenditorialità delle altre imprese europee fosse giustificata dai loro specifici punti di forza in rapporto alle esigenze dell’area, in questa fase dello sviluppo locale.

Erano due interrogativi – ci è sembrato – importanti, che meritavano di essere approfonditi non solo ai fini accademici, ma anche per le nostre imprese e per le nostre banche.

È così che abbiamo proposto ai gruppi partner dell’Università la ricerca dei risultati di cui si dà conto negli articoli del Dossier Asia pubblicati in questo numero della rivista. L’assenso è stato immediato ed entusiasta a conferma che nella mente di molti imprenditori e alti dirigenti ronzavano da tempo i quesiti: è opportuno o perfino necessario investire soldi, tempo e risorse per entrare nell’area? E nel caso di risposta positiva, dove e come entrare?

Quando la ricerca è stata proposta non c’erano ancora i segni di una crisi incipiente. O se c’erano, nessuno – anche fra gli osservatori più attenti – l’aveva notato. Si potevano intravvedere i sintomi di affaticamento per la lunga corsa verso lo sviluppo di alcune economie come quella thailandese o malese; sintomi nella tremenda congestione del traffico e nella faticosa rincorsa per adeguare le infrastrutture. Ma nessuno aveva previsto il brusco sconquasso che è seguito. Alla luce di quello che è poi successo vien da di re che mai ricerca fu più tempestiva. La crisi che ha preso corpo nel mentre la ricerca si dipanava ha reso più pregnanti gli interrogativi, più evidente la necessità di ragionare sull’opportunità della presenza nella regione, più urgente che mai riflettere sui rischi impliciti o espliciti insiti nel dispiegare investimenti e sforzi in una parte del mondo dove si concentra una massa enorme di popolazione (e quindi un enorme mercato potenziale), ma lontana da noi, caratterizzata da differenze profonde nei modelli di vita e nelle prassi operative. Per di più una regione le cui strutture economiche, ma anche giuridiche, sono ancora in divenire o in alcuni Paesi ancora di là da venire. Com’era da prevedere, la ricerca non ha trovato risposte esaustive ai molti quesiti verso cui era indirizzata. Ma ha consentito di chiarire alcuni punti. I principali sono trattati con dati e argomentazioni negli articoli del dossier. Alcuni meritano di essere segnalati in questa sede.

Per il resto dell’articolo si veda il pdf allegato.


Di seguito gli articoli che compongono il Dossier Asia:

Il presente e il futuro dell’Asia

Una valutazione strategica dei mercati dell’Asia orientale

L’Italia in Asia orientale: i risultati di un’analisi sul campo

Mercato del lavoro e gestione delle risorse umane nelle aziende a partecipazione di capitale estero in Cina

Le problematiche finanziarie delle medie imprese italiane nei mercati del Sud-Est asiatico

L’offerta di servizi finanziari per l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Estremo Oriente