Cult
Il mecenatismo è una giusta via
Nell’epoca di profonda trasformazione che stiamo vivendo – lo sviluppo delle nuove tecnologie, il bombardamento di informazioni, la crisi ambientale, il fenomeno delle grandi migrazioni, le sfide economiche – l’uomo del nuovo millennio vive un momento di profondo smarrimento, di cui l’arte è specchio fedele.
In che modo? I mutamenti nei linguaggi, l’innovazione nelle modalità di fruizione delle opere e la pervasività delle stesse nella nostra vita quotidiana hanno reso l’arte certamente più ambigua, incerta, poliedrica. Ma, al contempo, moltissimi dei grandi mutamenti intercorsi negli ultimi anni sono stati intuiti in prima istanza dagli artisti che, per esempio, hanno avvertito con grande anticipo che gli scenari della comunicazione stavano cambiando.
In un periodo storico in cui ciascuno tende a sviluppare competenze fortemente settoriali (con la conseguente caduta delle capacità di leadership: gli scettici aprano i giornali), il contatto con l’arte costituisce un utile quanto impegnativo esercizio per imparare a pensare in modo più ampio, ad avvertire le sfumature, a sviluppare un sensore per i cambiamenti. E se fino a ora lo smarrimento dell’uomo contemporaneo apriva opportunità per leggere la realtà con occhi nuovi, oggi la desolante mancanza di proposte condivise sulle grandi sfide ci incalza a trovare strade nuove. Quale contributo può portare il mecenatismo in questo dibattito?
Qualche cifra può essere utile per spiegare l’entità del fenomeno.
In Europa si contano 147mila fondazioni che erogano annualmente 60 miliardi di euro (European Foundation Center, Donors and Foundations Networks in Europe), a cui bisogna aggiungere la filantropia individuale, un fenomeno in crescita sostenuta in tutto il mondo. Se guardiamo all’Italia, le erogazioni filantropiche ammontano a 7,2 miliardi di euro per quanto riguarda le donazioni individuali e 1,88 miliardi di euro per fondazioni e imprese, per un totale di 9,1 miliardi di euro all’anno [1]. Il dato aggregato per il settore dell’arte e della cultura ancora non esiste, ma una serie di studi, fra cui il rapporto Symbola/Unioncamere del 2018, suggeriscono la presenza di un legame non interrotto fra mondo della filantropia e mondo della produzione e diffusione di cultura.
Con l’obiettivo di migliorare la gestione delle imprese culturali e creative, oltre alla valorizzazione del ruolo degli artisti e degli professionisti culturali, è stato recentemente lanciato il nuovo programma di finanziamenti dell’Unione Europea «Europa Creativa (2021-2027)», con un budget pari a 2,8 miliardi di euro (letteralmente raddoppiato rispetto al programma precedente)[2].
Questo è il quadro d’insieme in cui si trovano a operare mecenati e fondazioni, che negli ultimi anni hanno saputo promuovere nel campo dell’arte e della cultura non solo trasferimenti di ricchezza ma, soprattutto, di competenze e relazioni. Il mecenate del XXI secolo, infatti, è un innovatore e vede nel mecenatismo quel particolare comparto dell’economia in cui sostenere e realizzare innovazione sociale, promuovendo progetti scalabili e sostenibili. In questa direzione si muovono, per esempio, le fondazioni italiane di origine bancaria, la cui attività istituzionale nel settore ha riguardato 7378 interventi, per un totale importo deliberato pari a 255,9 milioni di euro [3].
La durezza del mercato richiede nuove figure di dirigenti capaci di condurre un collaboratore medio a prestazioni fuori della norma, di intuire con anticipo le tendenze che influenzeranno il proprio settore, di sviluppare delle risposte equilibrate dal punto di vista finanziario e pur tuttavia innovative, di formulare una strategia che imponga l’azienda e le dia una fisionomia riconoscibile, che ispiri fiducia ai clienti. È proprio su questi aspetti che il mecenatismo agisce, diffondendo un valore culturale che sostiene il rinnovato fabbisogno di creatività, flessibilità e capacità di visione.
Il mecenatismo contemporaneo aiuta in buona sostanza a individuare l’anima là dove le organizzazioni sono chiamate a produrre valore.
Elisa Bortoluzzi Dubach è consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, e docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. È autrice, fra gli altri, di Mäzeninnen: Denken - Handeln - Bewegen (Mecenati: pensare, agire, Cambiare), Haupt Editore, Berna, 2014, www.elisabortoluzzi.com.
[1] Fonte Changes, 2018.
[2] Con il programma «Europa creativa», dal 2014 fino a oggi, sono stati finanziati più di 2500 progetti per una dotazione totale di circa 492 milioni di euro. L’Italia è al quarto posto dopo la Francia, la Germania e il Regno Unito, con 180 progetti e 41,2 milioni di euro ottenuti.
[3] Fonte ACRI, 2018.