Articolo 3

22/05/2019 Simona Cuomo

Lavoro Agile 2019: diritto alla disconnessione?

 

Lo smart working o lavoro agile è una modalità di lavoro che, abilitata dalle tecnologie digitali, permette di lavorare «anytime, anywhere». Non si tratta solo di una pratica di welfare e di conciliazione, ma anche di un nuovo modello di governance aziendale, un nuovo modo di lavorare che risponde alla trasformazione tecnologica e ai modelli organizzativi dell’industria 4.0. A seguito della legge 81/2017 e all’interno di un dibattito pubblico che sostiene la diffusione di questa pratica con grande enfasi sottolineandone i  benefici per i lavoratori, per le imprese e l’ambiente questo modo di lavorare sembra aver raggiunto un buon grado di diffusione nelle imprese italiane. Su questo tema il  Comune di Milano si è distinto per lungimiranza assumendo negli anni un ruolo guida per la diffusione e l’adozione di questa pratica: sia organizzando annualmente una manifestazione simbolica, utile a far sperimentare il lavoro agile alle imprese e come occasione per il dibattito e il confronto delle esperienze; sia offrendo la sperimentazione di questa pratica nella propria struttura come progetto-pilota per la pubblica amministrazione; sia favorendo la diffusione in città di spazi di coworking.

La Giornata del Lavoro Agile nasce nel 2014 come progetto sperimentale concepito nell’ambito del Piano Territoriale degli orari della città di Milano, con la finalità di migliorare la qualità della vita dei cittadini/e e favorendo la multifunzionalità, accessibilità e fruibilità di luoghi e servizi della città. La giornata è stata pensata come un giorno lavorativo in cui aziende private e pubbliche amministrazioni possano offrire ai propri lavoratori la possibilità di svolgere i propri compiti fuori dall’ufficio, da casa, dal bar, dal parco, dalla palestra o da una postazione in coworking. Le finalità del progetto sono state confermate anche nelle edizioni 2015 e 2016.

A fronte di risultati molto soddisfacenti sia dal punto di vista delle adesioni alla sperimentazione[1] sia dal punto di vista degli impatti rilevati[2], a partire dal 2017 il Comune ha ampliato la sperimentazione proponendo la «Settimana del Lavoro Agile». Gli obiettivi della settimana confermati nel 2018 e 2019 sono di spingere le imprese ad estendere ulteriormente la sperimentazione a più giornate e offrire occasioni di confronto e apprendimento reciproco. Le aziende aderenti che hanno istituzionalizzato la pratica del lavoro agile nel proprio contesto hanno l’opportunità di comunicare la propria esperienza attraverso un’attività di peer mentoring dedicata alle aziende neofite. Sempre con l’intenzione di allargare il bacino delle sperimentazioni, il Comune ha messo a disposizione gli spazi di co-working collegandoli in rete attraverso un’apposita piattaforma per agevolare i lavoratori anche nella prenotazione degli spazi.[3] Inoltre la settimana del 2019 è dedicata per la prima volta ai neo-papà che, nell’ambito della sperimentazione intramoenia del Comune, potranno usufruire di un giorno di lavoro agile in più: si tratta di un’ulteriore azione simbolica volta a sottolineare la necessità di una maggiore condivisione delle responsabilità familiari

Nonostante il ruolo propulsivo del Comune di Milano, l’applicazione del Lavoro Agile lascia però intravedere l’esistenza di molte questioni aperte dal punto di vista organizzativo, culturale e regolativo: questioni che comunque aprono orizzonti inediti anche su ambiti apparentemente laterali come la riorganizzazione degli spazi aziendali, un nuovo modello di leadership, una diversa modulazione dei tempi nella quotidianità delle persone e la stessa progettazione degli spazi di lavoro nelle città.

Per superare dunque questa fase di transizione, in cui si evince uno scollamento tra il livello di adozione dichiarato e quello agito, diviene necessario riflettere su questa pratica cogliendone e gestendone anche i lati più critici e inesplorati, di cui, ancora oggi, poco si discute.

Una delle questioni aperte più calde, presa in carico dal legislatore che ha introdotto il diritto alla «disconnessione» (art. 19 della l. 81/2017), riguarda la necessità di evitare il fenomeno dell’iper-connessione che causa una sovrapposizione completa tra sfera privata e sfera lavorativa, fagocitando completamente l’individuo nell’attività lavorativa. Inoltre, per eludere il rischio dell’isolamento e della perdita della socialità che caratterizza storicamente i luoghi di lavoro, il lavoro agile deve essere offerto come un’opportunità, sapendo peraltro che non tutti vogliono coglierla; i più giovani, per esempio, dovendo ancora costruire la propria identità lavorativa, preferiscono spesso recarsi sul luogo di lavoro.

(Simona Cuomo è Associate Professor of Practice di Leadership, Organization and Human Resources presso SDA Bocconi School of Management) 



[1] Sono state 408 le aziende aderenti che hanno partecipato una o più volte alle differenti edizioni della sperimentazione.

[2] Per tutte le edizioni, è stato effettuato un monitoraggio in termini di benefici per i lavoratori – di risparmio di tempo e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro – per l’ambiente – in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e PM10, del traffico, dei consumi energetici – e per le aziende – in termini di aumento della produttività.

[3] Le sedi di coworking che si sono messe a disposizione degli smartworker durante la Settimana del Lavoro Agile 2018 sono state 193, con un incremento del 29 per cento rispetto al 2017.

Diversitylab