Articolo 3

01/03/2019 Zenia Simonella

Le donne sono ancora «il secondo sesso»?

Settant’anni fa veniva pubblicato presso l’editore Gallimard Le Deuxième Sexe (1949) della scrittrice francese Simone De Beauvoir. Il libro suscitò le critiche di tutti, da destra a sinistra, per non parlare della Chiesa: nel 1956 il Vaticano lo inserì nell’indice dei libri proibiti; fu tradotto e pubblicato in Italia solo nel 1961.

Il libro è una riflessione sulla posizione della donna nella società dal punto vista della filosofia esistenzialista; la scrittrice passa in rassegna i ruoli attribuiti alle donne dalla cultura occidentale maschile: sposa, madre, prostituta, vecchia – e i relativi attributi – narcisista, innamorata, mistica – sottolineando come la donna – nel corso della storia – abbia costruito la sua identità considerandosi come «altra» rispetto all’uomo, senza costituirsi come soggetto indipendente e autonomo.

Questo cammino verso l’autodeterminazione non si è arrestato:  quest’anno, come l’anno scorso, è stato proclamato per l’8 marzo uno sciopero globale trans-femminista contro le varie forme di violenza sul genere femminile.  

Per esempio, l’Istat stima che tra il 2015 e il 2016 le donne che hanno subìto qualche forma di molestia sessuale nel corso della vita sono il 43,6 per cento; mentre gli uomini il 18,8 per cento, un dato, quest’ultimo, forse poco conosciuto. Ma la violenza non è soltanto fisica o psicologica; esiste anche la violenza economica, una forma più sottile di oppressione, per cui si nega o si limita alle donne l’accesso alle risorse, tenendole in uno stato di dipendenza e subordinazione.  

Nel nuovo rapporto di ricerca del World Economic Forum, l’Italia è al 70° posto nella classifica che rileva il gender gap negli ambiti dell’istruzione, dell’economia, della salute e della politica. Per quanto ci sia stato un miglioramento rispetto all’anno precedente, il divario è ancora netto, e molto resta da fare per migliorare l’accesso delle donne alle risorse e alle opportunità nei vari campi. Infatti, l’emancipazione femminile, soprattutto nell’ambito dell’istruzione e del mercato del lavoro, diminuisce la probabilità per le donne di subire violenza; tuttavia, l’avanzamento sul fronte dell’emancipazione non è sufficiente, poiché è necessario adottare politiche e pratiche più ampie a livello istituzionale e a livello organizzativo per agire sulla cultura, come spesso abbiamo sottolineato in questo blog.

Ma l’autonomia di cui parlava la De Beauvoir non era solo riferita all’aspetto economico-sociale: era la ricerca di un’auto-determinazione a tutto tondo, che riguardava l’esistenza femminile in tutti gli ambiti della società. Era l’idea della formazione di un individuo compiuto, libero dalle costrizioni derivanti dalla socializzazione di genere e i suoi stereotipi («Donna non si nasce, si diventa» è la sua frase più famosa). Le faceva eco esattamente vent’anni prima Virginia Woolf con Una stanza tutta per sé (1929): la scrittrice rivendicava uno spazio materiale e simbolico per la libera espressione della donna come soggetto, per dare voce alla sua prospettiva in una società ancora patriarcale.

È proprio la ricerca di questo spazio e l’inclusione di questa voce che rivendicano le donne ogni 8 marzo, nella Giornata Internazionale della Donna.  

Zenia Simonella