Articolo 3

23/11/2018 Stefano Basaglia, Simona Cuomo, Zenia Simonella

Avvertenza: questo รจ un blog radical chic!

Abbiamo già scritto, in un articolo pubblicato sul numero 6 di E&M del 2015, che le iniziative di gestione della diversità da parte delle imprese risentono, in positivo e in negativo, non solo del contesto organizzativo interno, ma anche del contesto sociale e legale del Paese in cui si trovano a operare.

A questo proposito, in Italia, negli ultimi mesi è in atto una campagna di delegittimazione di chi si occupa di diversità con particolare attenzione ai temi del genere, dell’orientamento sessuale e dell’etnia. I propugnatori di questa campagna tendono a bollare tutti coloro che vogliono liberare i cittadini e i lavoratori dalle gabbie del patriarcato e della etero-normatività e/o rendere il Paese più accogliente nei confronti dei migranti come «radical chic da salotto». Chi è in favore dei diritti civili e del politicamente corretto – inteso non in senso estremo e meramente ideologico, ma come rispetto delle regole base della buona educazione sul piano del linguaggio e dei comportamenti – viene accusato di essere un «nemico del popolo».

Questa campagna non desterebbe preoccupazione se fosse rimasta confinata, come dovrebbe essere in un Paese avanzato, ai margini della società. Il problema è che i disseminatori di questa campagna hanno trovato spazio nei palazzi del potere e le loro idee di cambiamento regressista stanno per essere trasformate in leggi, regolamenti ed azioni discriminatorie (si pensi al disegno di legge Pillon, all’incertezza riguardante il congedo di paternità, alla volontà di indicare madre e padre sulla carta di identità dei minori ecc.).

Tutto questo peggiora il contesto sociale e legale e rende il lavoro delle imprese che hanno deciso di adottare, per convinzione o per necessità, le politiche o pratiche di gestione della diversità più difficile. Le imprese, le loro associazioni, i lavoratori, i loro sindacati dovrebbero attivarsi al fine di arginare questa deriva. Se chi combatte le discriminazioni è radical chic, allora chi scrive questo blog è contento di essere considerato radical chic. Di questi tempi, anche le donne e gli uomini della Costituente che hanno gettato le fondamenta della nostra Repubblica sarebbero considerati «radical chic». Siamo in buona compagnia.

Diversitylab