Articolo 3

03/07/2018 Stefano Basaglia

L’orgoglio contro lo stigma

Tra maggio e luglio, l’Onda arcobaleno delle marce per l’orgoglio omosessuale ha attraversato un’Italia solcata dal vento nero del conservatorismo e che, come ha osservato Ezio Mauro sulla Repubblica del 26 giugno 2018, «sta assumendo il politicamente scorretto come abitudine d’uso». In 28 città italiane (erano cinque nel 2013), una comunità di cittadini e lavoratori LGBT e simpatizzanti ha marciato, non in giacca e cravatta perché, come ha scritto un attivista in un post sul social network Facebook «non siamo ad un funerale», per combattere contro lo stigma e le discriminazioni ancora presenti nella società italiana. Ovviamente, dal 1971 (data della prima manifestazione omosessuale italiana organizzata dal Fuori! di Torino guidato da Angelo Pezzana) a oggi il contesto è diventato più favorevole e l’approvazione delle unioni civili ha rappresentato un passo importante, anche se parziale, per la legittimazione degli omosessuali, delle loro vite private e pubbliche e delle loro famiglie.

Molti passi avanti sono stati fatti anche nel mondo delle imprese. La marcia dell’orgoglio di Milano ha tra gli sponsor platinum aziende importanti come Accenture, Coca-Cola (che ha realizzato una lattina in edizione limitata con la scritta Love e la bandiera arcobaleno), eBay, Netflix (che ha ricoperto, con i propri cartelloni pubblicitari su cui campeggiava lo slogan Rainbow is the new black, le banchine della fermata Porta Venezia della metropolitana milanese), Serravalle Designer Outlet. I lavoratori di TIM hanno marciato a Roma e Milano dietro uno striscione con il proprio logo aziendale e lo slogan #TIM4inclusion (TIM è stata anche sponsor delle marce delle due città). Parks (l’associazione delle imprese attive sul fronte dell’inclusione dei lavoratori LGBT) e le aziende socie hanno sfilato alla marcia di Milano. UniCredit, nelle notti del 29 e del 30 giugno, ha tinto di arcobaleno il proprio quartier generale di Milano.

Che lo facciano per interesse o per convincimento è una questione, in questo momento, di lana caprina. L’effetto è comunque positivo: contribuiscono con le proprie campagne, con i propri prodotti e servizi a legittimare una comunità, la sua esistenza pubblica e le sue aspirazioni. Anche la televisione pubblica e privata ha dedicato rassegne e serate ai temi LGBT. RaiTre, per esempio, ha trasmesso giovedì 28 giugno in prima serata il film Pride. Il film è dedicato all’alleanza tra il movimento LGBT inglese (Lesbians and Gays Support the Miners) e i minatori del Galles durante gli scioperi del 1984 contro il governo di Margaret Thatcher. Il movimento LGBT raccolse fondi a supporto dei minatori, i minatori contraccambiarono partecipando alla marcia dell’orgoglio del 1985 a Londra e il sindacato dei minatori contribuì all’inserimento dei diritti degli omosessuali nel manifesto del Partito Laburista Inglese. Un film che ci parla della possibilità di coniugare identità diverse, diritti civili e sociali. Per concludere, è interessante condividere un aneddoto raccontato da Franco Grillini, storico leader dell’Arcigay (Grillini 2008, pp. 131-132): siamo nel maggio 1982, a Bologna, all’assemblea della FIOM. Un rappresentante del circolo 28 giugno (quello che sarebbe diventato Il Cassero di Bologna) racconta agli operai il collegamento tra liberazione sessuale e lotta operaia e di come molti operai omosessuali debbano nascondersi in fabbrica. Finito l’intervento del rappresentante del circolo gay, un delegato sindacale si alza ed esprime al rappresentate la propria solidarietà. Però, come racconta Grillini, «gli è uscito un tragico “Sono totalmente d’accordo col compagno busone che ha parlato prima”. Non poteva venirgli un termine più dispregiativo». Mondi diversi si incontrarono, non c’era ancora un linguaggio comune. Le parole, come la famosa scena di Palombella Rossa mette in evidenza, sono importanti. Era il 1982. Oggi molto è cambiato, ma non bisogna dimenticare che il vento può tornare a soffiare in una direzione contraria all’allargamento dei diritti di tutti i cittadini. La torre UniCredit si illumina, ma un altro grattacielo rimane spento e quando si illumina lo fa contro i diritti di qualcuno e non per dare più diritti.

Basaglia