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Eppur si muove… Le imprese e la nuova legge sulle unioni civili
Il parlamento della Repubblica ha approvato la nuova legge sulle unioni civili: si tratta di un piccolo passo rispetto ad altri contesti, ma un grande balzo per un paese come l'Italia. In casi come questi contano anche i simboli della politica e dell’economia. Il ministro Boschi si è presentata nell’emiciclo di Montecitorio con la coccarda arcobaleno, la fontana di Trevi e il Colosseo a Roma sono stati tinti della bandiera arcobaleno e, come già accaduto dopo il voto del Senato, alcune imprese hanno deciso di festeggiare l’approvazione della legge: TIM ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un’immagine con il claim «connettiamo tutti», Google, sempre sulla propria pagina Facebook ha salutato l’approvazione delle unioni civili con il claim «Diamo il benvenuto alle #UnioniCivili in Italia!» e così hanno fatto tante altre aziende e testate giornalistiche. Queste iniziative hanno un risvolto interno legato alle relazioni di lavoro («sono orgoglioso di lavorare per un’azienda inclusiva») e un risvolto esterno legato al marketing e alla relazione con i propri clienti. E ora, dopo l’approvazione della legge, che succede? Per le imprese dobbiamo distinguere tra quelle avanguardiste e quelle che non hanno ancora affrontato la questione in maniera strutturale. Le prime partono avvantaggiate: sanno già cosa fare. A loro sta andare oltre le unioni civili, contribuire a quel processo che consenta ai propri lavoratori LGBT di ottenere la vera uguaglianza (leggasi il matrimonio egalitario). Le altre dovranno al più presto imparare come affrontare i temi legati alla diversità della propria forza lavoro e all’evoluzione della società. Ormai non possono più scegliere. Devono.