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Divario di genere: il ruolo dell’educazione finanziaria
In un mondo sempre più complesso e in cui i governi hanno trasferito la responsabilità del risparmio ai cittadini, l’alfabetizzazione finanziaria può influenzare pesantemente il destino di un individuo e la sua indipendenza. Purtroppo i dati internazionali – e quelli italiani – mostrano ancora un ampio divario in materia di competenze tra uomini e donne, retaggio di un passato che continua a influenzare il contesto educativo familiare e quello socioculturale.
L'educazione finanziaria si pone l’obiettivo di fornire gli strumenti utili a comprendere il funzionamento del “denaro” in modo da poter prendere decisioni informate e consapevoli sul proprio risparmio e sul proprio patrimonio. Di fatto, in un mondo sempre più complesso dal punto di vista economico e in cui i governi hanno trasferito la responsabilità del risparmio ai cittadini (si pensi ad esempio alla riduzione delle pensioni statali o alla facilità con cui accedere al credito), diventa una competenza cruciale per perseguire sia una stabilità economica nel tempo, sia la possibilità di realizzare obiettivi nel futuro per sé e per la propria famiglia.
L’alfabetizzazione finanziaria può influenzare positivamente il destino di un individuo non solo dal punto di vista materiale; contribuendo a costruire un buon grado di autonomia economica, infatti, genera a sua volta ricadute positive sull’indipendenza psicologica di una persona. Detto in altri termini: l’indipendenza finanziaria mette al riparo dall’incertezza del contesto economico e sociale; l’indipendenza psicologica affranca le persone da scelte di vita che, condizionate dalla necessità di soddisfare il proprio sostentamento, potrebbero perfino mettere a repentaglio sé stessi. Il tema dell’educazione finanziaria è infatti strettamente connesso a quello della violenza economica, definita dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere come “qualsiasi atto o comportamento che provochi un danno economico a un individuo. La violenza economica può assumere la forma di danni alla proprietà, limitazione dell'accesso alle risorse finanziarie, all'istruzione o al mercato del lavoro, o mancato rispetto di responsabilità economiche, come gli alimenti”[1].
Le ricerche ad oggi condotte hanno documentato livelli molto bassi di alfabetizzazione finanziaria nella popolazione[2]. Non solo: oltre a essere molto diffuso in generale, l'analfabetismo finanziario è particolarmente grave tra le donne[3]. E i dati mostrano che le differenze di genere sono presenti ovunque, dalle economie in via di sviluppo a quelle avanzate.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’aspetto più interessante nell’analisi delle competenze finanziarie della popolazione[4] riguarda la loro relazione con il livello di istruzione (sono maggiori per i laureati), l’età (sono maggiori dopo i 35 anni) e la regione di residenza (sono maggiori al Nord Italia). Il divario tra uomini e donne è particolarmente marcato dal punto di vista delle conoscenze, soprattutto tra quanti hanno bassi titoli di studio e risiedono nel Mezzogiorno. Partendo da una rielaborazione dei dati sull’alfabetizzazione finanziaria Ocse-Infe 2020[5], un recente studio[6] ha evidenziato come le donne, che hanno un grado di alfabetizzazione più basso, siano mediamente più esposte alla violenza economica degli uomini. Per quanto riguarda l’Italia, il tema della dipendenza economica sembra essere l’aspetto più rilevante: nel nostro Paese il 21,5% delle donne si trova in una condizione di dipendenza finanziaria, in confronto, per esempio, al 5,09% in Germania, al 5,13% in Austria, al 7,25% in Slovenia e il 9,73% in Polonia. Secondo i dati Ocse Pisa[7] il gender gap in tema di alfabetizzazione finanziaria si manifesta nel nostro Paese già in età scolare.
Studi recenti[8] sottolineano come le cause siano rintracciabili sia nel contesto educativo familiare che in quello socioculturale, ma anche nel retaggio storico. È noto, infatti, come la condizione storica delle donne nella società sia stata caratterizzata da differenti limitazioni alla sfera economica fondata su una composita stereotipia che suonava più o meno così: “Non si parla di denaro con le bambine/con le donne... perché ci sarà qualcuno ad occuparsi/che si occupa di loro”. E così, a partire dalla limitazione all’attività lavorativa, è stato spesso impedito alle donne di conoscere il reddito familiare, di avere una paghetta, una carta di credito o un bancomat. Di usare il proprio denaro, insomma. All’opposto, è stato esercitato il costante controllo su quanto e come spendevano, fino al ricatto economico in fase di separazione e al mancato pagamento dell’assegno di mantenimento, anche quello stabilito dall’autorità giudiziaria per i figli. Ad oggi questi fenomeni non sono stati quantificati, ma credo risuonino familiari nell’esperienza vissuta da molti di noi.
Il rapporto tra donne e denaro è dunque un tema complesso che riflette le dinamiche sociali, culturali ed economiche presenti nella società. Nella consapevolezza che le disuguaglianze nell’alfabetizzazione finanziaria si traducono in una maggiore fragilità sociale per molte donne, numerose sono le iniziative sorte per colmare questo gap: a livello politico, con la fondazione del Comitato Edufin[9]; a livello sociale, dove sono sorte numerose associazioni ed iniziative a supporto dell’ educazione finanziaria delle donne[10]; e nel mercato del lavoro, dove alcune imprese[11] si sono impegnate a promuovere programmi in questa direzione.
[2] Lusardi, A., Mitchell O.S., 2014. The Economic Importance of Financial Literacy: Theory and Evidence. Journal of Economic Literature, 52(1), 5-44.
[3] Klapper L., Lusardi A., 2020, Financial Literacy and Financial Resilience: Evidence form around the World, Financial Management, Vol. 49, 589-614.
[4] https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/indagini-famiglie-imprese/alfabetizzazione/index.html
[5] https://www.oecd.org/financial/education/launchoftheoecdinfeglobalfinancialliteracysurveyreport.htm
[7] https://www.oecd-ilibrary.org/education/pisa-2018-results-volume-iv_48ebd1ba-en;jsessionid=k2tO1vRL_DNOXYqr36TfRyH6.ip-10-240-5-103
[8] Bottazzi L., Lusardi A., 2020, Stereotypes in financial literacy: evidence from PISA, Working Paper 28065 http://www.nber.org/papers/w28065
[9] L’obiettivo del Comitato è quello di pianificare e coordinare le attività di educazione finanziaria nel Paese, sia direttamente sia in collaborazione con organizzazioni pubbliche e private. Il Comitato ha stabilito una strategia nazionale rivolta a tutta la popolazione italiana, con una sezione specifica che si concentra sui giovani e ha definito la prima serie di linee guida nazionali per l'educazione finanziaria, sia per i giovani (studenti di scuola primaria e secondaria) sia per gli adulti.
[11] https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/il-divario-di-genere-e-le-competenze-finanziarie/
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