Articolo 3

23/03/2023 Stefano Basaglia

Le diversità LGBTQI+: quando il contesto si fa difficile, cosa fanno le imprese?

Dopo i primi mesi di operato del nuovo governo e della maggioranza parlamentare di destra, la strada tracciata appare chiara: l’ambiente organizzativo che si va consolidando sarà sempre più ostile ai temi delle diversità e dell’inclusione. Nel dibattito colpisce ancora una volta l’assenza delle imprese. E viene da chiedersi dove sia finita la responsabilità sociale sbandierata durate il mese dell’Orgoglio LGBTQI+ o in occasione di altre occasioni di visibilità.

Il contesto politico e legale rappresentano due dimensioni importanti dell’ambiente organizzativo, ossia della cornice entro la quale agiscono le organizzazioni. L’Italia ha conosciuto un importante cambiamento politico in seguito all’esito delle elezioni del 25 settembre 2022. Per la prima volta nella storia della Repubblica un partito di estrema destra ha conseguito la maggioranza relativa dei voti e, in virtù di questo risultato, la presidente nazionale di questo partito è diventata anche la presidente del Consiglio dei ministri. La presenza di un governo e di una maggioranza parlamentare di destra, in Italia, rappresenta una sfida per i temi della diversità e dell’inclusione. Ci eravamo già occupati di questo tema ad ottobre del 2022 subito dopo le elezioni[1]. Oggi possiamo ampliare quelle considerazioni preventive.

Tra tutte le diversità quelle maggiormente a rischio sono quelle della comunità LGBTQI+ e quelle etnico-culturali. Focalizziamoci sulle prime. Nelle ultime settimane una serie di dichiarazioni e di decisioni danno il senso del tipo di paese che l’estrema destra ha in mente. Il presidente del Senato della Repubblica (e presidente dell’assemblea nazionale del partito “Fratelli d’Italia”), in un’intervista televisiva, alla domanda “come la prenderebbe se un figlio gli confessasse di essere omosessuale?”, ha risposto: “Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista[2]. Al presidente del Senato non piace chi è diverso da lui ed equipara l’identità sessuale al tifo calcistico. Bisognerebbe forse aggiornare l’articolo 3 della costituzione e la legge anti-discriminazione affinché contemplino anche questa categoria. Il paroliere Mogol è stato nominato consigliere per la cultura popolare dal ministro della cultura. Commentando l’ultimo festival di Sanremo ha dichiarato[3]: “I baci in bocca fra uomini? Non ce l’ho con gli omosessuali anzi, ma con questa promozione dell’omosessualità. Non voglio urtare la sensibilità di nessuno ma quello è un palco che promuove la musica, non effetti che cercano l’Auditel dimenticando la promozione della cultura popolare”. Quanti saranno i baci tra persone eterosessuali mostrati sui media? Riusciremo a tenerne il conto? Mostrare le diversità ed, eventualmente, la loro banalità contribuisce a combattere lo stigma. Non significa promuovere, ma rappresentare ciò che esiste.

Il 14 marzo 2023, la commissione sulle Politiche dell’Unione Europea del Senato ha approvato una risoluzione, presentata da un esponente del partito “Fratelli d’Italia”, che bocciava la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie omosessuali e l'adozione di un certificato europeo di filiazione[4]. Il ministero dell’interno, a gennaio 2023, ha diramato una circolare destinata ai prefetti affinché vietino ai sindaci di procedere alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero. Il prefetto di Milano, a marzo 2023, non solo ha recepito la circolare del Viminale (divieto di trascrizione dei certificati dei figli di due padri), ma l’ha anche estesa ai figli di due madri nati in Italia e ha chiesto un parere all’avvocatura dello Stato per i figli di due madri nati all’estero[5]. La bocciatura da parte del Senato del regolamento europeo e le indicazioni della prefettura di Milano sono state la scintilla che ha portato all’organizzazione di una manifestazione di protesta contro il governo e la maggioranza parlamentare di destra che si è svolta a Milano, in piazza della Scala, sabato 18 marzo, cui ha partecipato la nuova segretaria del principale partito di opposizione. Il vice-presidente della Camera dei deputati, anch’esso esponente di Fratelli d’Italia ha dichiarato che le famiglie LGBTQI+ “spacciano per figli bambini avuti con la maternità surrogata[6]. L’utilizzo del termine “spacciano” è stato ampiamento criticato da molti media. È un segnale dell’assoluta mancanza dei fondamenti di un qualsivoglia linguaggio inclusivo. Potremmo continuare con le dichiarazioni e gli esempi, ma la strada tracciata è chiara: l’ambiente organizzativo che si va consolidando sarà sempre più ostile ai temi delle diversità e dell’inclusione.

In questo dibattito, colpisce ancora una volta l’assenza delle imprese. Quando il contesto si fa difficile, le aziende decidono, nei migliori dei casi, di non esporsi. È un comportamento che già avevamo segnalato quando è naufragata l’approvazione della legge Zan nel novembre del 2021[7]. Non è neppure vero che questi temi non incidono sul funzionamento delle organizzazioni: il riconoscimento legale delle famiglie omosessuali riguarda anche le richieste dei permessi, delle aspettative, ecc. L’impatto, però, rimane confinato nell’alveo della gestione delle risorse umane. Sorge il dubbio che, al di là delle dichiarazioni, le risorse umane non siano poi così centrali. Sembra che le imprese intervengano solo quando ci siano in gioco interessi direttamente economici e/o quando i giochi sono fatti (come nel caso dell’approvazione della legge sulle Unioni Civili)[8]. Le imprese, d’altronde, sono per definizione “filo-governative” e probabilmente, per dirla con Don Abbondio, a chi non ha coraggio è difficile darlo. Forse non è neppure giusto chiedere alle imprese di uscire dal loro perimetro economico-finanziario. Se questo è vero, però, cade anche il castello della responsabilità sociale.

Il rischio è che a forza di lavaggi retorici le politiche a favore delle diversità e dell’inclusione LGBTQI+ così ampiamente sbandierate durate il mese dell’Orgoglio LGBTQI+ scoloriscano. Il caso italiano ci dice che l’ampliamento dei diritti dipende ancora, primariamente, dalle organizzazioni attive nel campo dei movimenti sociali e dalla presenza di partiti politici che fanno di questi diritti una parte importante della loro identità. Per chi si interessa delle diversità e dell’inclusione dentro le imprese dovrebbe essere chiaro dove volgere lo sguardo: non siamo infatti nella notte in cui tutte le vacche sono nere. Alcune lo sono. Altre no.


[2] https://www.lastampa.it/politica/2023/02/21/news/la_russa_senza_freni_in_tivu_le_donne_di_centrodestra_abbassato_il_livello_estetico_che_dispiacere_un_figlio_gay-12653880/

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