Articolo 3

17/05/2021 Stefano Basaglia

La legge contro l’omotransfobia: da che parte stanno le imprese?

Dopo ben 24 anni, il Senato della Repubblica dovrebbe esprimersi sulla proposta di legge contro l’omotransfobia che garantirebbe al nostro Paese di avvicinare Francia, Spagna e Germania nel grado di protezione e tutela della popolazione LGBTQI+. Un contesto favorevole sul piano legislativo favorirebbe anche le imprese, rendendo più semplice migliorare l’inclusione al proprio interno. Tuttavia, al momento manca ancora una presa di posizione corale o una dichiarazione pubblica da parte di imprenditori, amministratori delegati o le loro associazioni.

 

Il 17 maggio è la giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. L’idea della giornata venne a Louis-Georges Tin, curatore del dizionario dell’omofobia, nell’agosto del 2004[1] per ricordare quando nel 1990 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità decise di togliere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. L’idea prese corpo e l’anno seguente, nel 2005, si svolse la I giornata contro l’omofobia con il supporto di importanti organizzazioni a livello internazionale (tra le quali ILGA)[2]. Nel 2007, una risoluzione del parlamento europeo indisse per il 17 maggio di ogni anno la Giornata internazionale contro l’omofobia[3].

La giornata del 2021 si svolge mentre sui media e nelle piazze italiane si discute della cosiddetta Legge Zan («Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità») dal nome del relatore della proposta di legge per la Camera dei Deputati, l’On. Alessandro Zan del Partito Democratico. Scrivevamo in un post del 26 giugno 2020[4] che l’Italia e i suoi cittadini LGBTQI+ aspettano questa legge dal 1996, quando fu presentata la prima proposta di legge contro l’omofobia a cura di Nichi Vendola. Dopo ben 24 anni, il Senato della Repubblica dovrebbe esprimersi sulla proposta di legge che ha unificato ben cinque differenti proposte. La proposta è stata, infatti, approvata dalla Camera dei Deputati a larga maggioranza (265 voti a favore, 193 contrari, 1 astenuto) il 4 novembre 2020[5]. Il testo è stato trasmesso al Senato il 5 novembre 2020 (ne è stato dato annuncio all’assemblea nella seduta del 10 novembre 2020). L’esame in commissione è iniziato il 6 maggio 2021.

L’approvazione della legge consentirebbe all’Italia di essere un Paese più vicino alla Spagna, alla Germania e alla Francia. A partire dal 2009, ILGA Europe[6] pubblica ogni anno un rapporto che mette a confronto 49 Paesi europei e centro-asiatici andando a valutare l’apparato costituzionale e legislativo e attribuendo un punteggio al fine di mettere in evidenza il grado di protezione e tutela della popolazione LGBTQI+. Nella classifica del 2021, l’Italia si colloca al 35° posto su 49 Paesi con un punteggio pari al 22%. La Germania è al 16° posto con un punteggio pari al 52%, la Francia è al 13 posto con un punteggio del 57% e la Spagna è all’ 8° posto con un punteggio pari al 65%[7].

Contro la proposta di Legge Zan ci sono i partiti di destra, i movimenti cattolici integralisti e alcune frange radicali del movimento femminista. A favore i partiti di centro e sinistra, i movimenti LGBTQI+ e le forze laiche e progressiste. In base ai risultati di un sondaggio realizzato Demos & Pi per il quotidiano La Repubblica[8] emerge che il 70% degli italiani con più di 18 anni è molto favorevole o favorevole alla legge. Il grado di supporto scende al salire dell’età ed è sensibile rispetto ai legami dei rispondenti con la comunità ecclesiastica (chi è legato a una comunità ecclesiastica è meno favorevole) e con le intenzioni di voto. In particolare, è favorevole l’87% degli elettori del Movimento 5 Stelle, l’85% degli elettori del Partito Democratico, il 71% degli elettori di Forza Italia, il 60% degli elettori della Lega e il 55% degli elettori di Fratelli d’Italia. In base ai risultati si rileva una differenza tra le posizioni dei partiti di destra e i loro potenziali elettori.

Sia quest’anno sia l’anno scorso il Presidente della Repubblica ha voluto mandare un forte messaggio sul tema: «La società viene arricchita dal contributo delle diversità. Disprezzo, esclusione nei confronti di ciò che si ritiene diverso da sé, rappresentano una forma di violenza che genera regressione e può spingere verso fanatismi inaccettabili. La ferita inferta alla singola persona offende la libertà di tutti. E purtroppo non sono pochi gli episodi di violenza, morale e fisica che, colpendo le vittime, oltraggiano l’intera società. Solidarietà, rispetto, inclusione, come ha dimostrato anche l’opera di contrasto alla pandemia, sono vettori potenti di coesione sociale e di sicurezza»[9].

L’anno scorso l’ex Presidente del consiglio Giuseppe Conte dichiarò: «La Giornata internazionale contro l’omofobia non è una semplice ricorrenza, un’occasione celebrativa […] deve essere anche un momento di riflessione per tutti e, in particolare, per chi riveste ruoli istituzionali ad attivarsi per favorire l’inclusione e il rispetto delle persone […] Per questo il mio invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale»[10]. Quest’anno, invece, l’attuale Presidente del consiglio non ha fatto dichiarazioni.

L’obiettivo della legge è di contrastare l’odio e la violenza (non le semplici «opinioni») e sarebbe uno strumento in più a beneficio dei cittadini oppressi e discriminati per il sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità.

Molte delle imprese che hanno adottato politiche di inclusione e/o che hanno supportato la creazione di reti di lavoratori LGBTQI+ al proprio interno dedicano e dedicheranno, tra la fine di maggio e il mese di giugno, una serie di eventi per affrontare il tema delle diversità. Alcune di queste hanno discusso o discuteranno i contenuti della legge e le possibili ricadute anche per le discriminazioni in ambito lavorativo. Un contesto favorevole sul piano legislativo, infatti, favorisce le imprese perché rende più semplice migliorare l’inclusione al proprio interno. Sul fronte sindacale la CGIL sta sostenendo apertamente l’approvazione della legge: «Il ddl Zan riguarda anche il lavoro […] Riguarda le persone discriminate sul posto di lavoro, minacciate, mobbizzate. Il ddl Zan è libertà di essere, sul posto di lavoro e nella società, senza sentirsi […] in pericolo. Chiediamo l’approvazione della legge subito. Continueremo a supportare ogni azione di contrasto alle discriminazioni, come è nello spirito del sindacato confederale»[11].

Per quanto riguarda le imprese manca al momento una presa di posizione corale. Mancano all’appello dichiarazioni pubbliche da parte degli imprenditori, degli amministratori delegati da parte delle loro associazioni (Confindustria, ABI, Confartigianato, Confagricoltura)[12]. Le imprese e le loro associazioni da che parte stanno? Non ci si può limitare ad affidare il tema dell’inclusione alla sola comunicazione di marketing. Sarebbe importante che le imprese prendessero posizione prima che la legge venga approvata: sfruttarne retoricamente i benefici subito dopo sarebbe una strada troppo facile.



[12] Sui sito pubblici e/o sui profili dei social media delle imprese/associazioni non compare nessuna dichiarazione o comunicato stampa.

Lgbt+