Articolo 3

21/12/2020 Stefano Basaglia

Che parità sia, ma su tutti i fronti

La recente sanzione comminata al comune di Parigi, reo di aver nominato troppe donne nelle funzioni apicali, solleva una questione importante in merito al dibattito sull’equilibrio di genere. Troppo spesso, infatti, ci si focalizza solo sulle professioni che danno potere e prestigio trascurando tutte le altre, con il rischio di creare lavori di seria A e lavori di serie B

Ha fatto scalpore la sanzione che è stata comminata al comune di Parigi per non aver rispettato, nel 2018, la parità di genere relativamente alle nuove nomine delle posizioni apicali (direttori e vicedirettori): sono stati nominati, infatti, 11 donne (69 per cento) e 5 uomini (31 per cento). Queste nomine violano un regolamento del Ministero della funzione pubblica francese del 2013, in base al quale per uno stesso genere non si può superare il 60 per cento. Il regolamento è stato poi modificato a partire dal 2019: le organizzazioni ora possono superare tale limite ma solo se questo non causa uno squilibrio complessivo tra i generi.

Per quanto riguarda le posizioni apicali, al comune di Parigi c’è ora un sostanziale equilibrio tra i generi perché le donne sono il 47 per cento. Considerando tutte le posizioni, invece, queste ultime rappresentano il 56 per cento dei dipendenti anche se la distribuzione non è omogenea tra le differenti professioni e mansioni: le donne sono il 40 per cento degli ingegneri dei servizi tecnici e il 5 per cento dei netturbini. Il comune ha così commentato la sanzione[1]: «È paradossale punirci per aver preso misure che ci permettono di recuperare l’arretrato che avevamo sulla parità». Questa risposta, però, solleva alcune questioni: le nomine sono state fatte semplicemente in base al genere nell’ottica, quindi, del puro e semplice riequilibrio di tra uomini e donne? Se l’intento era questo, perché non si è intervenuti sulla quota dei netturbini? Com’è possibile che solo il 5 per cento di loro siano donne?

Seguendo la logica del comune di Parigi, per i prossimi anni dovrebbero essere assunte, come netturbine, solo donne. Non ci si occupa dei netturbini perché il loro è un lavoro sporco, stigmatizzato e, quindi, poco attrattivo? Inoltre, se le donne sono il 56 per cento della forza lavoro complessiva significa che vi sono altre professioni o mansioni in cui le donne sono in netta maggioranza. Che cosa si sta facendo per risolvere questa situazione?

La sanzione comminata al comune di Parigi ci consente di ragionare in maniera un po’ meno semplicistica sulle quote di genere e sulla presenza di uomini e donne nelle differenti posizioni e professioni. Il discorso pubblico tende a focalizzare l’attenzione solo sulle stanze dei bottoni e/o sulle professioni che danno potere e prestigio. Trascurando però le altre professioni e non tenendo conto dei rischi che si hanno nel rincorrere il riequilibrio di genere fine a sé stesso, slegato da altre considerazioni. Questo è un parametro da monitorare per tutte le professioni e a tutti i livelli, senza creare lavori di seria A e lavori di serie B. Se uguaglianza deve esserci che lo sia sempre, sia che si abbia l’ufficio all’Hôtel de Ville di Parigi sia che si spazzino le strade sottostanti.

Parità genere-Parigi