Articolo 3

12/10/2020 Zenia Simonella

Aspettando gli ESG(D)

Secondo alcuni osservatori, i cosiddetti ESG (Environmental, Social, Governance) dovrebbero includere anche la lettera «D» (Diversity) per elevare il tema e aumentarne l’accountability. Le più sensibili alle tematiche sociali e le più attente a collegare i temi ESG alla strategia d’impresa sono le donne sedute nei CDA. In ogni caso, grazie alla pressione degli investitori istituzionali questi temi diventeranno sempre più importanti per i CDA delle aziende che vorranno competere sul mercato

La pressione da parte degli investitori istituzionali sui CDA in merito ai temi ESG (Environmental, Social, Governance) è crescente. La costruzione di modelli di business sostenibili orienta sempre più le scelte degli investitori, al punto che questi ultimi possono decidere di non investire in quelle aziende poco attente alla sostenibilità.

Così, la costruzione del bilancio di sostenibilità e la rendicontazione delle informazioni non finanziarie non sono aspetti di mera compliance, ma diventano strumenti di policy aziendale. Sulle pagine di alcuni quotidiani internazionali si è sostenuto che la sigla ESG dovrebbe includere anche la lettera «D» (Diversity) per elevare e sottolineare il tema e aumentarne l’accountability[1].

In effetti, almeno dal punto di vista formale l’attenzione su questo tema cresce, e i consiglieri che dovranno occuparsi di trattarlo necessitano di linee guida per collegarlo alla strategia d’impresa e dotarsi di strumenti manageriali per promuoverlo[2]

Qual è la posizione dei consiglieri sugli ESG? I consiglieri si stanno impegnando abbastanza su questi temi?

Nel rapporto di PWC, Turning Crisis Into Opportunities[3], troviamo alcune risposte. Rispetto al 2019, cresce il numero di consiglieri intervistati[4] che sottolinea l’importanza di occuparsi di questi temi (dal 54 per cento al 67 per cento); il 45 per cento dichiara che ormai fanno parte a tutti gli effetti dell’agenda del CDA (contro il 34 per cento del 2019). In particolare, cresce l’attenzione ai temi sociali (diritti, ambiente, disuguaglianze e immigrazione), almeno nelle dichiarazioni. Più sensibili alle tematiche sociali e più attente a collegare i temi ESG alla strategia d’impresa sono le donne consigliere (rispetto agli uomini consiglieri).

Nel caso dei temi della diversità e dell’inclusione, ben l’84 per cento dei consiglieri sostiene che si dovrebbe fare molto di più, ma solo il 39 per cento dichiara di introdurre obiettivi nel piano strategico. Quindi, per adesso, molte chiacchiere e poca azione.

Nel lungo periodo, però, si potrà osservare un cambiamento, anche perché le donne che gestiscono fondi d’investimento sono in crescita: sono passate dal 3,5 per cento nel 2016 all’11 per cento del 2020[5]. Si spera però che il cambiamento arrivi in fretta, perché, come diceva John M. Keynes, nel lungo periodo siamo tutti morti.     



[2] «Le linee guida in materia di diversità e inclusione», Assogestioni, 23 settembre 2020.  

[4] Si tratta di consiglieri che siedono in CDA di aziende americane. Hanno risposto all’indagine 693 persone (76 per cento uomini; 24 per cento donne).

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