Articolo 3

26/03/2020 Zenia Simonella

Una nuova divisione del lavoro è possibile?

In questo periodo di emergenza, il (dis)equilibrio familiare è messo a dura prova dalla convivenza continua e forzata delle persone nell’ambiente domestico.

Ma, laddove l’aiuto reciproco tra i partner diventa essenziale, emerge anche una maggiore condivisione dei carichi di lavoro domestico e di cura? Sembra per il momento di no.

In un’indagine condotta dall’Associazione Valore D sul tema dello smartworking al femminile[1] si sottolinea come in Italia una donna su tre stia lavorando più di prima e non riesca a conciliare la sua attività lavorativa con la vita domestica. Il lavoro domestico e di cura, cresciuto a dismisura in queste settimane, continua a gravare sulle spalle delle donne. Sulla base di questi risultati, se tale situazione dovesse protrarsi, le donne, soprattutto se lavorano, potrebbero andare incontro a un forte affaticamento fisico e a un aumento dello stress.

Tuttavia, emerge un altro scenario possibile. Le donne potrebbero cogliere l’occasione per cominciare a scardinare la divisione dei ruoli provando a coinvolgere il partner in una maggiore condivisione del lavoro domestico e di cura. Anche se questo non sarà facile, perché, innanzitutto, si tratta di una questione culturale.   

Secondo l’Istat[2], poco più di un uomo su due si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’affermazione che «per la famiglia è meglio che l’uomo si dedichi prevalentemente alle necessità economiche e la donna alla cura della casa». La diffusione di tale opinione raggiunge livelli solo di poco inferiori anche tra le donne: il 46,6 per cento giudica infatti positivamente il modello tradizionale di famiglia. Questa concezione è più forte nel Mezzogiorno e nei soggetti con un titolo di studio basso. L’Istat ha stimato che in Italia si dovranno aspettare altri 38 anni prima che una coppia, dove entrambi sono occupati, si divida equamente lo stesso carico di lavoro (professionale e domestico/cura).

Perché aspettare così tanto?

Questa situazione di emergenza potrebbe essere un nuovo terreno per mettere in discussione la divisione del lavoro tra i partner. Anche per le aziende assumere più donne, o sviluppare e promuoverle, potrebbe alla lunga essere più semplice, sempre se le donne saranno meno oberate dalla gestione della sfera privata.



[1] «Smart working al femminile al tempo del Coronavirus: il carico famigliare continua a gravare sulle donne», 20 marzo 2020, Valore D, https://valored.it/news/lo-smart-working-al-femminile-al-tempo-del-coronavirus/

[2] I dati sono tratti da: Istat, I tempi della vita quotidiana, 2019, p.49 ss.

Divisione_Lavoro