Articolo 3

07/03/2020 Simona Cuomo

Non voglio essere festeggiata l’8 marzo

L’8 marzo è il giorno in cui simbolicamente fin dal 1922 in Italia si festeggia la Giornata internazionale della donna o, più comunemente, Festa della donna. Questo giorno, nato per ricordare le conquiste delle donne in campo economico, politico e sociale, ma anche le discriminazioni e le violenze cui sono state e continuano a essere sottoposte, non cessa di alimentare sentimenti e opinioni contradditori. Molte donne, infatti, dichiarano di non voler essere festeggiate in questa giornata. Due sono le motivazioni che ricorrono frequentemente in questi discorsi. La prima riguarda la necessità di essere considerate persone e non donne: è lo stesso motivo per il quale non si vuole partecipare a un corso di leadership al femminile, ma a un corso di leadership tout court; così come non si vuole essere scelte per la progressione di carriera attraverso azioni positive (quote), ma solo grazie al proprio merito professionale.

La seconda riguarda la convinzione che c’è poco da festeggiare visto che la parità è ancora lungi dall’essere raggiunta. Inoltre, quello che negli anni è accaduto durante questa giornata, è spesso distante da un atteggiamento riflessivo, così come la genesi di questo giorno vorrebbe. Il consumismo della ricorrenza ne fa passare in secondo piano il significato simbolico e quello cui si assiste è uno spettacolo a cui non si vorrebbe partecipare. Effettivamente risulta per chiunque molto difficile comprendere e abbracciare un tema di genere se i comportamenti vanno nella direzione di andare a cena tra sole donne, magari in un locale di spogliarellisti uomini, di ricevere una scatola di cioccolatini o di entrare sul palcoscenico del web dove post, frasi, vignette – a volte ai limiti dello squallido – si moltiplicano.

Tolta questa pesante coltre dello show, sarebbe necessario conoscere e approfondire alcune questioni. Innanzitutto le motivazioni storiche e sociali che hanno portato a istituire questa celebrazione. Ogni rito, quanto nella funzione simbolica che espressiva, porta in sé la necessità di ricordare alla società aspetti salienti della propria storia[1]. La memoria personale e collettiva è necessaria per poter evolvere costruttivamente senza rinnegare il passato, da cui normalmente, se conosciuto, si può continuamente apprendere.  

In secondo luogo, sarebbe importante riconoscere come il genere sia una delle sfere dell’identità sociale a cui non è possibile sottrarsi, perché fa parte dei meccanismi di relazione e confronto sociale,  di identificazione  e riconoscimento personale; ed è a partire da questo livello dell’identità che si attribuiscono collettivamente nel tempo ruoli sociali e professionali a cui sono connesse aspettative di comportamento e di relazione, nonché stereotipi,  pregiudizi e comportamenti di discriminazione[2].

In terzo luogo, andrebbe compreso come sostenere e promuovere l’uguaglianza e il riconoscimento del merito[3] implichi il riconoscimento delle differenze che, solo se si manifestano, possono essere valorizzate e integrate; e, a partire da ciò, le risorse disponibili possono essere distribuite in base  ai differenti bisogni che le diverse identità esprimono[4].  

Infine se è vero che oggi la parità di genere non è ancora raggiunta sia a livello economico sia sociale[5], l’8 marzo «suona» una sorta di campanello utile per fare il punto e continuare a chiedersi cosa sia ancora necessario fare nella faticosa strada della libertà e della parità, e, come donne, proseguire collettivamente in questo cammino.



[1] Edmund Leach, A Runaway World?, London: BBC, 1968.

[2] Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale, Report ISTAT, 25 novembre 2019, https://www.istat.it/it/files/2019/11/Report-stereotipi-di-genere.pdf

[3] Zenia Simonella, «Rispolveriamo l’origine della parola “meritocrazia”», E&MPlus, 29 maggio 2017, https://emplus.egeaonline.it/it/31/articolo-3/641/rispolveriamo-l-origine-della-parola-meritocrazia

[4] Simona Cuomo, «Il paradosso della meritocrazia», E&MPlus, 22 marzo 2018, https://emplus.egeaonline.it/it/31/articolo-3/806/il-paradosso-della-meritocrazia; Stefano Basaglia, Simona Cuomo, Zenia Simonella, «Per una nuova idea di gestione della diversità», E&MPlus, 28 febbraio 2018, https://emplus.egeaonline.it/it/31/articolo-3/801/per-una-nuova-idea-di-gestione-della-diversita.

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