China Watching

21/12/2021 Cecilia Attanasio Ghezzi

Tutti i rischi dei miliardari cinesi

In Cina nessuno di coloro che si sono arricchiti negli ultimi quarant’anni può dormire sonni tranquilli. Specie se non rientra nelle grazie di Xi Jinping. Secondo alcune fonti, dal 2003 sono morti 72 miliardari: 15 sono stati uccisi, 17 si sono suicidati, 7 sono morti accidentalmente, 14 giustiziati e 19 morti di malattia. A questi si aggiungono diverse sparizioni di imprenditori e personaggi pubblici invisi al partito.

Follow the money. Anzi, follow the painting. Così sappiamo che il quadro di un importante artista cinese, Zeng Fanzhi, è stato venduto all’asta. Apparteneva a Duan Weihong, miliardaria molto vicina alla famiglia dell’ex premier Wen Jiabao, ed ex moglie di Desmond Shum, imprenditore sino-britannico che ha recentemente pubblicato un libro dal titolo evocativo, Red Roulette[1], in cui descrive la commistione tra affari e politica, corruzione e vendetta di cui è stato diretto testimone nei suoi anni di attività in Cina.

Il venditore dell’opera risulta essere «un’importante istituzione», dando adito a chi pensa che i beni di Duan siano stati confiscati e che lei sia finita in una sorta di detenzione extra-giudiziaria. Di lei, infatti, non si hanno notizie dal 2017, quando è misteriosamente scomparsa poche settimane dopo che Sun Zhengcai – all’epoca il più giovane dei 25 membri del politburo e considerato un potenziale successore del presidente Xi Jinping – è stato accusato di corruzione e condannato all’ergastolo. Un’unica eccezione: lo scorso settembre aveva chiamato l’ex marito pregandolo di fermare la pubblicazione del libro che raccontava i loro incontri privati e le loro relazioni d’affari con la famiglia Wen, con Sun, con l’attuale vice-presidente Wang Qishan e persino con la moglie del presidente, Peng Liyuan. Ma Desmond Shum, che nel 2015 ha lasciato definitivamente la Cina, ha avuto l’impressione che la sua ex moglie non fosse libera, e che fosse stata costretta a fare quella chiamata. Così è andato avanti con la pubblicazione.

La sparizione di Duan non è un caso isolato. La storia della Repubblica Popolare Cinese è costellata di personaggi ricchi, potenti e famosi che cadono improvvisamente in disgrazia, scompaiono dai radar per riapparire, con tempi più o meno lunghi, nelle maglie del potere o della giustizia cinese. Pechino ci ha altresì abituati a processi a porte chiuse, confessioni pubbliche forzate e condanne a morte di personaggi celebri. Ma in tempi recenti, questi casi si fanno sempre più frequenti. Nelle ultime settimane ha fatto scalpore la vicenda della tennista Peng Shuai, scomparsa dopo aver accusato di molestie sessuali un importante politico in pensione e ricomparsa, a seguito di una campagna di mobilitazione internazionale, in quelle che a molti appaiono foto e video forzati. Ma non dimentichiamoci del patron di Alibaba Jack Ma, scomparso nell’ottobre 2020 subito dopo aver criticato pubblicamente il sistema della finanza cinese e ricomparso un anno dopo in Spagna con un bassissimo profilo e 30 miliardi di dollari in meno. O dell’attrice Zhao Wei, 86 milioni di follower sui social media, misteriosamente scomparsa dall’internet cinese lo scorso agosto in concomitanza con una campagna governativa contro l’influenza esercitata sulle masse dalle internet celebrity e ricomparsa un mese dopo in alcune foto che la mostrano nella sua città natale. Visto che da allora nessuno ne ha più avuto notizia, sono in molti a essere convinti che sia riuscita a scappare con suo marito in Francia, dove possiede una vigna nei pressi di Bordeaux.

Per rimanere in tema di attrici c’è anche la vicenda di Fan Bingbing, scomparsa per alcuni mesi nel 2018 fino a quando non ha confessato pubblicamente di aver evaso le tasse. Si è poi saputo che in quel lasso di tempo era stata costretta a casa dal governo, in una sorta di arresti domiciliari informali. E ancora l’immobiliarista Ren Zhiqiang, condannato a 18 anni di prigione per corruzione qualche mese dopo aver criticato pubblicamente la gestione della pandemia da parte di Xi Jinping. O il mago della finanza Xiao Jianhua, che avrebbe aiutato la sorella e il cognato del presidente Xi Jinping a liberarsi di alcuni asset esposti nell’inchiesta sulle ricchezze della famiglia Xi pubblicata da Bloomberg nel 2012 – quella che costò il posto al giornalista Michael Forsythe, per intenderci[2] – e che è stato prelevato nel 2017 dal Four Season di Hong Kong e di cui non si è più saputo nulla se non che stesse «collaborando con le autorità» sulla terraferma. E poi ci sono stati Wu Xiaohui, presidente del colosso assicurativo Anbang e sposato con una nipote di Deng Xiaoping, prelevato nottetempo e poi condannato a 18 anni per frode con contestuale confisca di quasi 2 miliardi di dollari. Già nel 2011, il quotidiano di Stato China Daily metteva già in guardia: «Dal 2003 son passati a miglior vita prima del tempo 72 miliardari: 15 sono stati uccisi, 17 si sono suicidati, 7 sono morti accidentalmente, 14 giustiziati e 19 morti di malattia»[3]. Ma considerando che per fare affari in Cina si naviga spesso in una zona grigia dove corruzione e politica vanno a braccetto e che se si finisce incriminati c’è oltre il 99 per cento di possibilità di venire incriminati, nessuno di quelli che si sono arricchiti negli ultimi quarant’anni può dormire sonni tranquilli. Specie se non rientra nelle grazie di Xi Jinping.



[1] D. Shum, Red Roulette: An Insider’s Story of Wealth, Power, Corruption, and Vengeance in Today’s China, Scribner, New York, 2021.

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