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25/09/2019 Roberto Ruozi

Occhio alla Libra

La nuova valuta promossa da Facebook sembra presentare notevoli potenzialità da un punto di vista tecnico e come elemento di innovazione nel mondo dei sistemi di pagamento; ma a livello di politica monetaria e garanzie contro attività criminali sono necessari interventi significativi

Da quando Facebook ha annunciato che nel 2020 lancerà una nuova valuta per trasmettere mezzi monetari a livello mondiale, moltissimi commenti sono stati fatti, traendo spesso conclusioni definitive positive o negative.

Il fenomeno Libra – questo il nome della nuova valuta – ha in effetti suscitato un grandissimo interesse, ma i giudizi finora espressi su di essa non possono essere considerati conclusivi, dato che molti suoi aspetti non sono ancora certi, anche perché sono in fase di definizione molti problemi tecnici, finanziari e tecnologici e perché non sono note le posizioni che assumeranno le autorità di vigilanza. In verità, queste ultime stanno cercando di far di tutto per contrastare il lancio e lo sviluppo di Libra, temendo che possa essere usata per il riciclaggio del denaro, per frodi di ogni genere, per violare la privacy e così via. Le cose che maggiormente preoccupano sono però la concorrenza che Libra potrà fare al mondo bancario e finanziario istituzionale e le sue conseguenze sull’uso e sull’efficacia della politica monetaria. Non voglio entrare nel merito di questi problemi, ma segnalo che le frodi suddette si sono già prodotte verso la fine di giugno con transazioni fraudolente che hanno coinvolto insieme bitcoin, già esistente e molto sviluppato, e Libra, neppur ancora emessa.

Lo sviluppo di quest’ultima valuta potrebbe essere favorito in primo luogo dalla sua semplicità. Per accedere ai servizi di Libra occorre infatti solo possedere uno smartphone sul quale si carica un certo importo in una valuta convertibile in quella di Facebook e trasferirlo in qualsiasi parte del mondo a favore di beneficiari in possesso di uno strumento analogo. L’accesso è pressoché istantaneo, la sicurezza della transazione dovrebbe essere assicurata, il relativo costo dovrebbe essere praticamente irrilevante. La globalità del sistema dovrebbe essere assicurata, da un lato, dai miliardi di utenti di Facebook sparsi in tutto il mondo e, dall’altro lato, dal fatto che all’iniziativa partecipano attivamente una trentina di grandissime multinazionali di varia natura, che dovrebbero diventare cento tra non molto e che hanno anch’esse una moltitudine di clienti che potrebbero facilmente diventare utenti di Libra.

Tali operatori fanno parte di un’associazione, costituita a Ginevra da Facebook, che dovrà gestire le riserve costituite a garanzia della circolazione di Libra. In effetti, contrariamente a quanto accade per le valute virtuali oggi in circolazione, che non hanno alcun sottostante, Libra sarà garantita da riserve di attività finanziarie espresse in valute forti, che dovrebbero dare una buona stabilità al suo valore, diventando molto attraenti soprattutto per gli utenti residenti in Paesi con economie deboli e con alti tassi di inflazione. I promotori di Libra assicurano che essa non dovrebbe avere finalità di investimento, come accade per il bitcoin, ma è certo che gli utenti la utilizzeranno anche a questo fine. La gestione delle riserve è essenziale e al suo riguardo le cose per il momento non sono chiare, così come le questioni connesse alla privacy, fenomeno non irrilevante anche perché Facebook ha, da questo punto di vista, un curriculum pessimo. L’utilizzo dei dati sulle negoziazioni di Libra potrebbe del resto essere per il suo promotore molto interessante, riguardando i comportamenti finanziari degli utenti che potrebbero essere contattati anche per offrir loro servizi finanziari di altra natura.

Anche a questo proposito, tuttavia, le cose potrebbero essere più complicate di quanto appaiono a prima vista. Commenti pesanti sono stati, per esempio, già effettuati a proposito del fatto che l’associazione che dovrebbe guidare Libra sia stata costituta in Svizzera e, quindi, goda di un’ampia possibilità di azione al punto che non dovrebbe neppure pubblicare il bilancio. Se così fosse, la trasparenza del sistema potrebbe essere compromessa, ciò che fornirebbe alle pubbliche autorità un ulteriore elemento negativo per contrastarla. Non dovrebbe invece porre problemi particolari il fatto che, contrariamente a quanto accade per le valute virtuali già in circolazione, le transazioni di Libra non dovrebbero essere criptate e quindi dovrebbero consentire di conoscere facilmente i nominativi dei contraenti.

Colgo l’occasione per ricordare che il cuore tecnico del sistema sarà una blockchain moderna, più economica, più veloce, più sicura, meno costosa e con consumi energetici più bassi rispetto a quelli delle blockchain storiche, come quella di bitcoin.

Nel complesso, il bilancio oggi fattibile su Libra presenta luci e ombre. Se essa funzionasse correttamente dal punto di vista tecnico sarebbe una gran cosa, anche se sconvolgerebbe il mondo dei pagamenti, mettendo nell’angolo gli attuali player e, in particolare, le banche. Queste ultime non sono state coinvolte nell’associazione guida del sistema, nella quale sono invece confluiti diversi emittenti di carte di credito e gestori di sistemi di pagamento che, contrariamente alle banche, hanno deciso di seguire Libra dal suo interno.

Dal punto di vista della politica monetaria invece sono necessari profondi cambiamenti per fronteggiare Libra. Il tema, in effetti, potrebbe addirittura riguardare la sovranità dei singoli Stati. Non si dimentichi che il potere di emettere moneta è sempre stata una loro prerogativa e l’emissione di Libra, specie se dovesse avere gli sviluppi attesi dai suoi promotori, potrebbe intaccare fortemente questo diritto storico. Per quanto riguarda infine l’utilizzo criminale di Libra (riciclaggio, frodi, privacy e via dicendo) le perplessità, alimentate anche dalla forma associativa prevista per la sua guida, sono giustificate. Che le autorità nazionali e internazionali debbano darsi da fare in materia per evitarlo è quindi naturale. Su questo terreno peraltro si giocherà una partita importante e non è affatto escluso che lo sviluppo di Libra finisca per essere rallentato e ostacolato proprio dagli interventi delle autorità politiche e di vigilanza, che peraltro hanno già dichiarato di essere contrarie alla nuova valuta.

La partita è però appena cominciata e sarà interessante vedere che cosa accadrà l’anno prossimo, quando Libra, secondo i suoi promotori, potrebbe diventare realtà.

(Roberto Ruozi è Professore emerito dell'Università Bocconi)

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