Archivio

Michele Angelo Verna

Burocrazia quanto mi costi

Osservatorio sulla Semplificazione di Assolombarda

Michele VernaCon questo intervento a firma della di Michele Angelo Verna, Direttore Generale di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, E&M inizia la pubblicazione di una mini-serie di articoli sui temi della burocrazia, dei suoi costi e delle principali necessità di semplificazione. Negli articoli, frutto di una collaborazione con l’Osservatorio sulla Semplificazione di Assolombarda, vengono riportati una serie di casi concreti di mala burocrazia, a partire dalle segnalazioni delle imprese, esaminando anche possibili soluzioni alle criticità con cui si scontrano gli imprenditori italiani. La mini-serie consiste di un articolo introduttivo e di cinque interventi su temi più specifici come l’ambiente, l’edilizia, il fisco, lavoro e previdenza, e salute e sicurezza.

Semplificare la burocrazia per rilanciare la competitività


Ancora nel 2016, la nostra burocrazia lenta e complessa ostacola la competitività delle imprese e lo sviluppo dei territori: imprenditori e manager devono districarsi tra adempimenti, obblighi informativi, sportelli unici solo a parole, finti servizi digitali e una continua richiesta di documenti da parte delle diverse branche della Pubblica Amministrazione.

La semplificazione delle norme e delle procedure amministrative appare essenziale per recuperare il ritardo competitivo dell’Italia e rendere più attrattivi i nostri territori. Per le imprese, semplificare vuol dire ridurre la complessità delle leggi e assicurare tempi e procedure certe, promuovendo una visione unitaria e d’insieme dei procedimenti. Sarebbe in tal senso indispensabile una valutazione metodologica ex ante dell’impatto delle nuove norme e una migliore accessibilità delle informazioni necessarie al processo di adeguamento alle normative vigenti.

Il 58 per cento degli operatori internazionali indicano nel carico normativo e burocratico la principale causa della scarsa attrattività dell’Italia, mentre il 41 per cento cita la certezza del quadro regolatorio. In particolare, tre sono gli aspetti chiave: la complessità dei procedimenti; la sovrapposizione delle norme e la discrezionalità della loro applicazione; la lunghezza dei tempi autorizzativi.

Tutto ciò, tradotto in termini monetari, significa elevati oneri amministrativi e ingenti costi per le imprese, che vanno ben al di là dei costi finanziari diretti (imposte, bolli, tariffe istruttorie ecc.). Inoltre, nell’indice che misura l’efficacia della Pubblica Amministrazione nei vari paesi, il Government Effectiveness Index 2013 della Banca Mondiale, l’Italia è venti punti al di sotto (67/100) della media OCSE (87/100). Inoltre, fa riflettere il fatto che stando a recenti dati di Confindustria un incremento dell’1 per cento dell’efficienza della PA porterebbe a un aumento del PIL pro-capite dello 0,9 per cento.

Inoltre, dai dati del primo Osservatorio sulla Semplificazione di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, che ha quantificato l’impatto delle pratiche e degli adempimenti burocratici più gravosi per l’attività d’impresa, il costo della burocrazia può variare dai 108.000 euro nel caso delle imprese di piccole dimensioni ai circa 710.000 euro nel caso di un’azienda media. Emerge dunque che per le piccole e le medie imprese gli adempimenti burocratici richiedono, rispettivamente, circa 45 e 190 giorni di lavoro l’anno di un collaboratore dedicato; il valore di questo «tempo perso», al quale vanno sommati i costi ombra dei mancati guadagni dovuti ai ritardi nelle autorizzazioni, oscilla tra il 3 e il 4 per cento del fatturato delle piccole imprese, la solida base dell’economia del nostro paese.

A strangolare la competitività dei nostri territorio sono la confusione normativa, la sovrapposizione dei poteri e delle responsabilità degli enti pubblici e la pesantezza degli oneri amministrativi a carico delle imprese. Tutto ciò comporta una sostanziale incapacità di stare al passo con i tempi di una competizione globale sempre più giocata sulla rapidità e l’innovazione: le imprese italiane non possono permettersi di aspettare un’autorizzazione, un permesso o una concessione oltre i tempi stabiliti per legge, che già non brillano per velocità.

Questa, purtroppo, è la selva burocratica che imbriglia chiunque cerchi di impegnarsi nell’attività di impresa: un eterno girone infernale fatto di lacci, lacciuoli, interpretazioni che si dilatano richiedendo tempi biblici, con il risultato di mettere a dura prova anche il più intraprendente dei nostri imprenditori. 

Burocraziataglio