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Massimo Livatino, Paola Tagliavini

Le paure della supply chain

Il MIT Forum for Supply Chain Innovation ha appena rilasciato i risultati preliminari di un’indagine mirante a identificare i key risk concerns, condotta su un ampio campione a livello internazionale: 70 aziende, di cui 47 per cento manifatturiere, 37 per cento finanziarie e 16 per cento retail, distribuite fra Europa (40 per cento), Asia (40 per cento) e USA (20 per cento).

Il 92 per cento degli intervistati ritiene che i principali rischi per le aziende stiano cambiando, per effetto della natura dell'economia digitale. La gerarchia delle preoccupazioni vede al primo posto la «complessità», seguita dalla «cybersecurity», dal «superamento del business model (disruption)» e dalla «globalizzazione». Si tratta di fattori di rischio di natura strategica, che originano in parte da criticità operative, ma soprattutto da fattori esterni e di contesto.

Guardando ai fattori di rischio in crescita nel prossimo biennio, la cybersecurity è indicata dal 95 per cento dei rispondenti come il top risk, seguita dai rischi della supply chain. Nell’ambito dei cyber risk, fra i più critici sono indicati la perdita di dati relativi ai clienti e la perdita di reputazione nei confronti della clientela.

Di fronte al profilarsi di tale scenario, il 58 per cento degli intervistati dichiara di attendersi - nei prossimi due anni - significativi cambiamenti nella risk strategy della propria azienda, dimostrando dunque una buona reattività alle modifiche di contesto. Solo l’8 per cento ritiene che non vi sarà alcuna modifica nelle strategie di gestione dei rischi.

I dati della survey confermano, tuttavia, che la gestione dei rischi è tuttora poco integrata nei processi di business - solo il 7 per cento dichiara un buon grado di integrazione - e che sono ancora limitati i dati a supporto dei processi di risk analysis. Ciò costituisce una preoccupazione in un contesto economico sempre più complesso, in cui le aziende sono maggiormente vulnerabili e il monitoraggio diviene elemento essenziale.

Paragonando i risultati internazionali con gli esiti di una ricerca recentemente condotta tra le imprese quotate italiane dal Lab ERM della SDA Bocconi e KPMG, emerge un allineamento in termini di criticità del contesto competitivo, che in Italia si accompagna a preoccupazioni legate all’ambiente macroeconomico e ai cambiamenti regolamentari. I rischi della supply chain, e soprattutto i rischi di IT, sono percepiti come meno critici da parte delle nostre imprese, ma va precisato che la survey Bocconi escludeva le società finanziarie dal campione d’indagine.

In sintesi, sia dalla ricerca del MIT che da quella di SDA Bocconi emerge che i rischi esterni rappresentano la principale fonte di preoccupazione per le imprese, sia a livello nazionale che internazionale, anche se le aziende italiane faticano ancora a riconoscere l’economia digitale e le maggiori complessità sistemiche quali fattori di vulnerabilità condizionanti le proprie strategie di difesa.

(Massimo Livatino è ricercatore presso l'Università Bocconi e SDA Professor di Amministrazione, Controllo e Finanza Aziendale e Immobiliare)

(Paola Tagliavini è Docente di Risk Management presso l'Area Amministrazione, Controllo e Finanza Aziendale e Immobiliare della SDA Bocconi)

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