Emergenza Coronavirus

12/02/2020 Cecilia Attanasio Ghezzi

Le conseguenze economiche del coronavirus

In Cina, le linee produttive di Ford, Toyota, General Motors, Nissan e Hyundai hanno chiuso mentre Starbucks H&M e Uniqlo hanno chiuso molti dei loro punti vendita. C’è chi stima un contraccolpo di 50 miliardi di dollari

«Se la Cina starnutisce, l’economia globale si raffredda», si diceva ai tempi di Napoleone. E ora, di fronte a un’epidemia che la Repubblica popolare cinese sta cercando di combattere limitando al massimo gli spostamenti di 1,4 miliardi di persone, il mondo intero è con il fiato sospeso. I numeri di contagi e decessi hanno superato quelli dei nove mesi che tra il 2002 e il 2003 sconvolsero l’Asia orientale con l’epidemia di Sars (1). Si cerca di fare paragoni, ma allora la Cina era appena entrata nel WTO, oggi è la seconda economia del mondo, ovvero vale un sesto del PIL globale.

Da allora la produzione economica annuale è cresciuta di più di otto volte, passando da 1700 a 14 mila miliardi di dollari secondo i dati della Banca mondiale (2). La quota cinese del commercio mondiale è più che raddoppiata, passando dal 5,3 per cento del 2003 al 12,8 per cento di oggi, secondo la società di consulenza Oxford Economics (3). Nello stesso periodo il PIL pro capite è passato dai 1500 dollari del 2003 ai quasi 9000 dollari del 2019, rafforzando il potere d’acquisto delle famiglie. «Oggi la Cina realizza quasi un terzo della crescita economica globale, più di Stati Uniti, Europa e Giappone messi insieme», ha dichiarato di recente Andy Rothman, economista della società d’investimenti Matthews Asia, davanti a una commissione del congresso statunitense (4).

E in un’economia sempre più interconnessa, aziende e multinazionali di ogni angolo del globo si stanno rendendo conto di quanto ormai dipendono dalla Cina. In centri manifatturieri importanti sono state chiuse le attività economiche considerate «non essenziali» e prolungate le vacanze per il capodanno fino a data da destinarsi. Così hanno chiuso le linee produttive di Ford, Toyota, General Motors, Nissan e Hyundai. Apple ha avvisato degli effetti del rallentamento economico sulla propria filiera produttiva visto che la maggior parte delle fabbriche a cui si appoggia, Foxconn compresa, per ora non riapriranno.

Starbucks ha chiuso oltre duemila punti vendita, H&M e Uniqlo decine. Misure analoghe sono state adottate da KFC, Pizza Hut e McDonald’s, mentre la Disney, che si preparava a capitalizzare l’arrivo dell’anno del topo puntando sulla popolarità di Topolino, ha dovuto chiudere i parchi di Shanghai e Hong Kong. Cinema, teatri, palestre e altri luoghi di pubblico svago rimangono chiusi fino a nuova comunicazione per non considerare gli alberghi e i pacchetti vacanze cancellati in tutto il mondo. Hsbc, Lg Electronics e Facebook hanno sospeso i viaggi di manager e impiegati e si sono autodisciplinati per mettere in quarantena chi ha viaggiato recentemente nelle zone del contagio.

La nazione più popolosa del mondo è bloccata già dal 24 gennaio, quando sono iniziate le vacanze per il Capodanno: piano piano un totale di 16 città sono state messe in quarantena e ormai oltre 700 metropoli e 20mila cittadine su tutto il territorio sembrano deserte. Ancora non si capisce per quanto tempo durerà questo stato di allerta: le previsioni più ottimiste prevedevano che il picco dell’epidemia si sarebbe raggiunto l’8 febbraio, ma non è avvenuto. Ormai sono in molti a credere che non avverrà prima di maggio, e bisogna considerare che ormai la Cina non solo produce, ma consuma.

Qui si comprano macchine e smartphone più che in ogni altra parte del mondo e sono sempre i cinesi che, quando viaggiano all’estero, spendono ormai più di qualsiasi altra nazionalità: oltre 250 miliardi all’anno secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (5). Non è ancora chiaro l’impatto economico di tutto questo ma, secondo gli economisti di Nomura (6), il coronavirus «potrebbe colpire l'economia più duramente di quanto fece la Sars», ovvero all’incirca 50 miliardi di dollari, abbassando la crescita del PIL del primo trimestre del 2020 di uno o due punti percentuali sul 6 per cento stimato.

Le ripercussioni sono evidenti nei prezzi delle materie prime. Il valore dei metalli industriali è crollato, mentre quello dell’oro è salito. Gli investitori cercano beni rifugio come i metalli preziosi e prevedono che, con la «fabbrica del mondo» chiusa, ci sarà meno domanda di materie prime. Il valore del rame è sceso dell’11 per cento da metà gennaio. Quello del petrolio è calato anche di più. Anche il settore dei servizi subirà delle conseguenze. Il danno al PIL della Cina è stimato tra lo 0,5 e l’1 per cento nel primo trimestre, un duro colpo per un’economia che stava già rallentando perché alle prese con un debito sempre più alto, una domanda interna in calo e le politiche aggressive sui dazi degli Stati Uniti. Si consideri inoltre che il 6,1 per cento di crescita del PIL registrato nel 2019 era già tra le previsioni più basse di Pechino e molto inferiore al 6,6 per cento dell’anno precedente.

L’economista Zhang Ming dell'Accademia cinese di scienze sociali, think tank collegato direttamente al Consiglio di Stato della Repubblica popolare, ha previsto un’ondata di stimoli e aiuti di stato (7). Ma secondo una dichiarazione degli economisti di Nomura a Reuters, il peggio deve ancora arrivare (8). Secondo le previsioni più caute della Oxford Economics sulle conseguenze dell’epidemia di coronavirus, quest’anno la crescita cinese dovrebbe assestarsi intorno al 5,6 per cento, rispetto al 6,1 per cento del 2019. Questo potrebbe provocare una contrazione dello 0,2 per cento della crescita mondiale, portandola al 2,3 per cento, il punto più basso dai tempi della crisi finanziaria scoppiata più di dieci anni fa (9).

  1. https://www.who.int/csr/sars/country/table2004_04_21/en/
  2. https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.KD.ZG
  3. https://www.france24.com/es/20200208-coronavirus-el-golpe-a-la-econom%C3%ADa-se-siente-tambi%C3%A9n-en-latinoam%C3%A9rica
  4. https://global.matthewsasia.com/perspectives-on-asia/sinology/default.fs
  5. https://www.weforum.org/agenda/2019/06/chinese-tourists-spent-250-billion-in-2017/
  6. https://www.marketwatch.com/story/coronavirus-may-hit-china-economy-harder-than-sars-warns-nomura-2020-01-30
  7. https://www.reuters.com/article/us-china-health-economy/china-first-quarter-growth-may-dip-below-5-as-virus-spreads-government-economist-idUSKBN1ZS1KE
  8. https://www.japantimes.co.jp/news/2020/01/31/business/sars-economist-bigger-cost-coronavirus/#.XkB43-tKhpk
  9. https://www.theguardian.com/business/2020/feb/01/fears-global-economic-slowdown-coronavirus-follows-trade-war
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