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Dall’oil alle rinnovabili il passo non è breve
Passare in meno di dieci anni da essere una delle più importanti compagnie petrolifere italiane a diventare uno dei più importanti produttori a livello europeo di energia prodotta da fonti rinnovabili: è questa la sfida che ERG è stata capace di affrontare, e di vincere, secondo il CEO Luca Bettonte, ponendo «la parola sostenibilità al centro di tutte le attività aziendali».
In un primo momento, nel 2008, l’idea dei vertici aziendali era stata quella di cedere parte delle attività di raffineria per diventare una multienergy company, nella consapevolezza che gli investimenti necessari per crescere ulteriormente nei settori tradizionali eccedevano le possibilità aziendali, a fronte delle opportunità offerte dal comparto green. Ma poi è stata presa una decisione più netta: abbandonare, a tendere, il settore petrolifero, per concentrarsi esclusivamente sulle fonti rinnovabili. «Siamo convinti che nel lungo periodo quella delle fonti rinnovabili sarà una crescita inarrestabile e irreversibile», osserva Bettonte.
Grazie alla cessione delle attività nel settore oil, tra il 2008 e il 2015 ERG è riuscita a investire oltre 3,5 miliardi di euro nella produzione di energie rinnovabili. «Tutti i proventi derivanti dalla dismissione delle raffinerie sono stati reinvestiti nella produzione di energie rinnovabili», sottolinea Bettonte. Gli sforzi si sono concentrati in particolare in due ambiti: l’eolico e l’idroelettrico, cogliendo le opportunità aperte dalla decisione di altri operatori di abbandonare il mercato italiano. Per quel che riguarda il primo comparto, va citato in particolare l’accordo che nel 2012 ERG ha raggiunto con la francese GDF Suez (oggi Engie) per acquisire l’80 per cento di IP Maestrale, gestore di parchi eolici in Italia meridionale e in Germania, diventando così il principale produttore di energia eolica nel nostro paese. Nell’idroelettrico, invece, ERG ha rilevato nel 2015 dalla tedesca EON 16 impianti in Italia centrale con una potenza di 527 MW pari a circa il 3 per cento della produzione idroelettrica nazionale. A ciò va infine aggiunta la proprietà di una centrale termoelettrica cogenerativa CCGT a Priolo Gargallo, in Sicilia.
Nel breve periodo, la trasformazione ha comportato un cambiamento profondo nel modo di operare all’interno dell’azienda. Anzitutto, è stato sviluppato un sistema di energy management che consente di gestire al meglio il mix di energia a produzione non programmabile (eolica) ed energia a produzione programmabile (idroelettrica e termoelettrica) proveniente dalle centrali ERG. Di pari passo, è stata modificata la struttura aziendale, rendendola allo stesso tempo più agile, accentrando nella holding tutte le funzioni di guida strategica e di sviluppo del business e in un’unica società operativa (ERG Power Generation) le attività di generazione elettrica, di commercializzazione e di energy management.
Inevitabilmente, il cambiamento ha avuto un impatto anche sulla forza lavoro. «Le tecnologie verdi sono meno complesse, più agili, di quelle tradizionali», nota Bettonte. «Questo fa sì che esse richiedano in proporzione meno forza lavoro, un aspetto problematico a livello sociale». Pur salvaguardando i posti di lavoro (ricollocati nelle aziende a cui sono state ceduti gli asset dismessi, tra il 2008 e il 2014, il numero di dipendenti di ERG è passato da 1580 a 604, per poi riprendere a crescere nell’ultimo biennio, in concomitanza con l’espandersi del nuovo business. L’attenzione costante per lo sviluppo del capitale umano è uno dei principi di fondo dell’agire del management, come testimonia per esempio l’attribuzione a ERG del premio per il miglior career website nel 2017: «In ERG non cerchiamo soltanto persone di talento, ma il talento che c’è in ciascuna persona», afferma Bettonte.
Per i prossimi anni, la strategia di ERG è quella di consolidare il proprio assetto industriale , crescere nelle rinnovabili e continuare il percorso già avviato di internazionalizzazione e diversificazione geografica all’interno dell’Unione Europea, investendo in nuovi ambiti, come quello dell’Operations & Maintenance, al momento frammentato tra molti player di piccole dimensioni – il tutto all’insegna della sostenibilità, nell’intento, espresso da Bettonte, di «creare valore di lungo termine per tutti i nostri stakeholder, contribuendo al contempo a far sì che il pianeta possa respirare meglio».
«Da una quindicina d’anni è in corso una vera e propria rivoluzione tecnologica del settore energetico. Il principale driver è stato ed è tuttora il processo di decarbonizzazione dei consumi energetici, grazie alle politiche per il controllo dei cambiamenti climatici introdotte negli ultimi anni in diverse parti del mondo, a cominciare dall’Europa», commenta Matteo Di Castelnuovo, Direttore del Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility (MaGER) presso l’Università Bocconi. «Se si analizzano gli scenari energetici pubblicati nel passato anche recente, uno degli aspetti più interessanti di tale rivoluzione è che i suoi effetti più rilevanti (e per esempio, la crescita esponenziale degli investimenti in fonti rinnovabili) vanno spesso ritrovati nelle “code della distribuzione”, vale a dire negli scenari estremi, che vengono tipicamente scartati dai business leader a favore di previsioni considerate più credibili o tranquillizzanti (“business as usual”).
Infatti, durante questo cambiamento epocale e, soprattutto, repentino, la maggior parte degli operatori energetici ha preferito continuare a operare e investire in una logica di continuità rispetto al passato, vale a dire focalizzandosi sui combustibili fossili. Da questo punto di vista quello di ERG emerge come uno dei pochissimi casi di un’azienda energetica leader che ha creduto negli scenari ritenuti estremi all’epoca e ha saputo cambiare velocemente e integrare con successo le nuove tecnologie rinnovabili all’interno del proprio modello di business».
(lg)