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Elio Borgonovi

La questione meridionale in sanità

Periodicamente e con sequenze sempre più frequenti escono classifiche sui sistemi sanitari che, di volta in volta, pongono l’Italia tra i migliori o in posizioni arretrate. Per orientarsi nel dedalo creato dalle diverse informazioni, l’annuale rapporto di OCSE, Health at a Glance, consente analisi e valutazioni che hanno il pregio della continuità nel tempo e della uniformità della struttura. Ogni anno infatti il rapporto è articolato negli stessi capitoli che vanno dall’impatto del mercato del lavoro sulla salute alla analisi dello stato di salute per finire con l’analisi della spesa. Un percorso intervallato con alcuni approfondimenti sulle cure primarie, le determinanti della salute, l’efficacia, la qualità e l’accessibilità dell’assistenza, l’efficienza e la sostenibilità del sistema di tutela della salute.

Partendo dalla finalità, lo stato di salute, si osserva che l’attesa di vita alla nascita nei 28 paesi dell’Unione Europea è passata da 74 nel 1990 a 80,9 anni nel 2014, con un miglioramento di circa 7 anni. L’Italia, insieme a Francia e Spagna, fa parte del gruppo di paesi nei quali l’attesa di vita è più alta della media europea. È interessante sottolineare che sono aumentati gli anni vissuti in buona salute, che nel 2014 sono 61,8 per le donne e 61,4 per gli uomini. Tenendo conto che le donne hanno in media un'attesa di vita di 5,5 anni superiore agli uomini, si può dire che esse hanno un periodo più lungo di vita in cattive condizioni di salute. Rispetto alla media europea l’Italia ha un differenziale minore tra le donne, che hanno un’attesa di vita di circa 85 anni, rispetto agli uomini, che arrivano a circa 81. Anche il tasso di mortalità per tutte le cause standardizzato vede l’Italia collocata nei primi posti con meno di 900 morti su 100.000 abitanti, rispetto a una media europea di poco superiore ai 1000.

Passando alla spesa si osserva che la spesa totale (pubblica e privata) è pari al 9,9 per cento del GDP nel 2015, stabile rispetto al 2013 e 2014. La spesa totale dell’Italia è sotto la media europea, in quanto si attesta nel 2015 al 9,1 per cento, fortemente condizionata dai vincoli europei. Solo nel 2016 vi è stato un aumento di 1 miliardo e per il 2017 è previsto un ulteriore aumento di 2 miliardi, però destinato esclusivamente a farmaci innovativi, soprattutto oncologici, e alla spesa aggiuntiva per l’adeguamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

In sintesi si può dire che il sistema di tutela della salute italiano garantisce risultati positivi e comunque superiori alla media europea, con una spesa totale e pro capite inferiore alla media europea e di gran di lunga inferiore a paesi quali Francia, Germania, Svezia che superano l’11 per cento del GDP. L’aspetto più negativo è indubbiamente rappresentato dalle grandi differenze tra le regioni in termini di qualità dei servizi e aspettative di vita, in quanto nelle regioni meridionali questa è inferiore di circa 4 anni a quella delle regioni settentrionali. C’è molto da fare sia in termini di razionalizzazione dell’offerta e di lotta agli sprechi e alla corruzione, sia in termini di formazione per i professionisti (medici, infermieri, altri) e per i manager delle aziende sanitarie. 

(Elio Borgonovi è professore di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche presso l'Università Bocconi)

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