E&M

1996/3

Claudio Dematté

Il finanziamento della nuova economia

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Due tipi di attività caratterizzano quanto di nuovo si è andato sviluppando negli ultimi trent’anni e segneranno sempre di più l’economia dei prossimi anni:

1.     le attività che si fondano sullo sfruttamento economico dei risultati della scienza e sull’impiego di know-how e competenze intangibili per finalità economiche;

2.     le attività a ciclo produttivo lungo, che comportano il sostenimento di ingenti costi prima che si materializzino ricavi sufficienti a superare il punto di pareggio.

 

Anzi, molte delle attività tipiche della nuova economia – o “economia della conoscenza” come viene anche chiamata – presentano entrambi gli attributi: prima di produrre ricavi devono sostenere un prolungato ciclo di investimento e gli investimenti consistono prevalentemente in ricerca, in attività intellettuali o in lavori che non si traducono in beni tangibili, ma nell’accumulo di valori impalpabili: aumento delle conoscenze, brevetti parziali o finali, maggiore visibilità sul mercato, accresciuta lealtà dei clienti, maggiore riconoscibilità della marca.

Spesso i processi produttivi tipici della nuova economia presentano anche un altro tratto: quello di cicli di vita dei prodotti abbreviati che rendono ancora più elevato un rischio già rilevante per il lungo periodo di incubazione dei nuovi prodotti.

Per avere esempi di quanto detto si pensi agli anni-uomo di lavoro intellettuale richiesti per la produzione di un prodotto software come Windows 95; oppure agli investimenti in ricerca ed ai tempi necessari per la predisposizione di una nuova molecola nel settore farmaceutico; o all’accumulo di costi per attività immateriali (diritti per programmi da trasmettere ed acquisizione di abbonamenti) che deve effettuare una emittente che intenda operare nella pay-TV; oppure agli investimenti che deve sostenere una impresa che si cimenti nella telefonia mobile per aggregare un parco clienti che generi un volume di ricavi che raggiunga il punto di pareggio. Ma tante altre attività tipiche del terziario avanzato presentano queste due caratteristiche la immaterialità di quelli che sì possono definire investimenti, perché sono costi i cui benefici si proiettano su più esercizi; la distanza fra il momento di sostenimento dei costi ed il momento di manifestazione dei ricavi.

L’attività cinematografica (ed in generale la produzione di prodotti audiovisivi) è forse la più emblematica a questo riguardo e non a caso la manifestazione più tipica della nuova economia. Il processo produttivo in questo campo consiste nell’acquisto di diritti (un classico bene immateriale) per trasferire un’idea o la storia di un libro in un film; continua con l’accumulo di spese per la preparazione della sceneggiatura (altro bene intangibile) e della scenografia, parzialmente costituita da beni tangibili, ma inutilizzabili al di fuori dell’occasione specifica; altri costi vengono sostenuti per la formazione del cast e per ottenere le prestazioni (anch’esse immateriali) degli attori e dei vari tecnici del suono, della fotografia o di altro; si continua a spendere per girare e montare il film, per avere al termine un bene (la pellicola stampata o il film digitalizzato su computer) che di materiale non ha quasi nulla; infine si investono altre decine di miliardi per pubblicizzare e promuovere il film.

I primi ricavi arrivano con la proiezione nelle sale cinematografiche, ma il punto di pareggio viene dopo, con la vendita dei diritti per la diffusione via cassetta, per la trasmissione televisiva commerciale e per la pay-TV,

Il ciclo produttivo vede dunque una prima fase piuttosto lunga nella quale si sostengono ingenti spese che non danno luogo ad alcunché di materiale ed il cui successo fallimento spesso si decide nelle prime settimane di proiezione. Per la totale copertura dei costi e la materializzazione dei primi utili occorre attendere i ricavi aggiuntivi per le utilizzazioni secondarie che si materializzano solo con il tempo.

A determinare nuovi problemi di gestione è proprio la presenza congiunta di questi due fattori: l’immaterialità degli investimenti e la distanza fra il momento di sostenimento dei costi e quello di acquisizione dei ricavi. Nelle attività più tipiche della fase industriale era già presente il secondo fattore: si pensi alla produzione di energia elettrica dove prima di recuperare gli investimenti ci vogliono decenni. E già questo fatto determinava problemi di finanziamento. Ma lì gli investimenti erano prevalentemente beni tangibili: centrali elettriche, reti di trasmissione, stazioni di smistamento o reti di diffusione.

Ora invece gli investimenti consistono sempre di più di attività che non si traducono in beni tangibili – stabilimenti, attrezzature, laboratori, computer, mezzi di trasporto. A prima vista questo fatto non dovrebbe fare grande differenza, posto che si tratta pur sempre di attività preliminari per la realizzazione di un ciclo produttivo completo.

Invece è proprio l’immaterialità a fare sorgere una serie di problemi nuovi che si amplificano quanto più elevato è l’ammontare dei costi per le attività che non si traducono in bene tangibili e quanto più lunga è l’attesa prima che si palesino i primi ricavi.

Le difficoltà diventano ancora maggiori se prima di pervenire al prodotto si devono attraversare fasi di spesa i cui risultati non solo non assumono la forma di beni tangibili, ma sono soggetti a forti elementi di aleatorietà con esiti difficili da prevedere per gli stessi specialisti ed a maggior ragione per coloro che non hanno conoscenza specifica e diretta del percorso compiuto.

Purtroppo molte delle attività sulle quali si giocano le grandi innovazioni – ma anche le tante minori variazioni di prodotto necessarie per competere nella nuova economia – presentano queste caratteristiche: la preparazione di un nuovo chip, la scoperta di una nuova molecola farmaceutica, la proposta di un nuovo sistema di accesso o navigazione su Internet, i nuovi prodotti software di massa, i film e tutti i prodotti audiovisivi, la messa a punto di nuovi materiali, l’installazione di una rete integrata ed automatizzata con pacchetti di software per la trasmissione di informazioni in tempo reale, la progettazione di un aereo di nuova generazione, il lancio di una nuova rivista.

Proprio perché molte delle attività che caratterizzano la nuova stagione competitiva hanno le caratteristiche indicate, si presentano problemi di gestione nuovi, che mettono a dura prova i rapporti fra i soggetti che intervengono nell’attività di impresa, fra datori di lavoro e lavoratori, ma anche quelli con le banche e più in generale con i mercati finanziari e gli investitori in titoli di credito o in capitale di rischio.

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