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Carlo Altomonte

La via indiana alle liberalizzazioni

Negli ultimi anni, i fondamentali macroeconomici indiani sono in miglioramento. Riforme in diversi ambiti dell’economia, l’abolizione di numerosi sussidi e l’introduzione di un’unica Goods and Services Tax hanno avuto un impatto nel complesso positivo. Con le elezioni alle porte, il rischio di una svolta populista, con un impatto sulla spesa pubblica, resta però elevato

Con un tasso di crescita annuo compreso tra il 6 e il 7 per cento negli ultimi anni, e tendenzialmente vicino a questi valori nel prossimo quinquennio, l’India, grazie anche a una forza lavoro giovane e in aumento, è oggi una delle economie emergenti a più alta velocità di crescita.

Certo, nel breve periodo l’economia indiana mostra comunque andamenti ciclici, guidati dalla stagionalità dei monsoni e dagli effetti che essi dispiegano sul territorio, sia in termini di crescita (un monsone particolarmente forte riesce a distruggere vie di trasporto e comunicazione), sia in termini di prezzi (un monsone più debole porta invece ad avere carenza di prodotti agricoli). Inoltre, negli ultimi anni, l’economia indiana è stata sempre più trainata dai consumi privati e dalla spesa pubblica, mentre le imprese locali, con una struttura finanziaria ancora carica di debiti eredità della crisi finanziaria, sembrano riluttanti nell’affrontare nuovi investimenti.

Gli ultimi dati relativi al 2017, con un tasso di crescita annuale stimato poco sotto il 6 per cento, risultano essere parzialmente distorti dalla campagna di demonetizzazione portata avanti dal governo locale: l’8 novembre 2016, infatti, il governo ha improvvisamente annunciato che le banconote da 500Rs (7,5 €) e da 1000Rs (15€) non sarebbero state più valide a partire dalla mezzanotte del giorno stesso. Si trattava dei due tagli più diffusi tra la popolazione locale, che il governo ha invece rimpiazzato con nuove banconote da 500Rs e 2000Rs. Questa manovra è stata giustificata nel quadro delle manovre di lotta alla corruzione e all’economia sommersa, sebbene la natura improvvisa dell’annuncio, e la mancanza di liquidità nelle settimane seguenti, abbiano creato forti disagi in tutta l’economia, di cui ancora si sentono le conseguenze.

In ogni caso, i fondamentali macroeconomici indiani sono in miglioramento. Il contesto imprenditoriale è stato reso più efficiente e dinamico dalla liberalizzazione di diversi ambiti dell'economia e dall’abolizione di numerosi sussidi, in particolare sul carburante. Inoltre, l’introduzione di un’unica Goods and Services Tax (GST) a livello federale dal 1 luglio 2017 ha consentito al Paese non solo di rimpiazzare numerose tasse indirette, prima distribuite a livello dei singoli Stati, ma soprattutto di integrare progressivamente un mercato che, a livello di subcontinente indiano, restava ancora frammentato a livello statale.

Seppure il GST federale resta un sistema con ancora molte eccezioni (e ciò riflette le difficoltà politiche di un sistema multipartitico e multicentrico), il nuovo regime di tassazione indiretta è molto più semplice del precedente sistema decentrato. L’abolizione dei posti di blocco ai confini statali seguente all’implementazione della GST ha determinato un significativo impulso della velocità ed efficienza delle operazioni logistiche: per esempio, il tempo di viaggio tra i centri economici di Delhi e Mumbai è sceso da quattro a tre giorni.

Il nuovo regime fiscale sta anche dando il via a una modifica del processo di produzione e distribuzione dei beni nel Paese. Con la GST, le compagnie determineranno le loro operazioni di stoccaggio basandosi su considerazioni più manageriali che fiscali. In passato, le aziende preferivano stabilire diversi piccoli siti di stoccaggio in tutta la nazione per evitare di pagare una tassa centrale del 2 per cento per la compravendita di beni tra Stati, mentre adesso le aziende sembrano orientate all’ottimizzazione e razionalizzazione delle loro operazioni con un modello integrato. I relativi guadagni di efficienza permetteranno un movimento più fluido dei beni attraverso gli Stati, ridurranno significativamente tempi e costi affrontati dalle aziende, e i relativi minor costi potranno essere trasferiti al consumatore, alimentando domanda e crescita.

Inoltre, il consolidamento dello stoccaggio permetterà alle compagnie di sfruttare le nuove tecnologie in maniera più efficace, in quanto gli investimenti saranno localizzati in pochi luoghi. La maggior grandezza dei nuovi siti di stoccaggio aprirà inoltre nuove opportunità di investimento nei campi dell’automazione dei macchinari e della robotica.

L'adozione della GST sta inoltre accelerando l’espansione dell’economia formale e della base imponibile statale, migliorando la situazione di finanza pubblica. Per esempio, il sistema di archiviazione online della nuova tassa crea un meccanismo di controllo che permetterà di contrastare l’evasione fiscale e ampliare quindi la base imponibile. Inoltre, il meccanismo di imputazione a cascata della GST agevolerà l’identificazione delle compagnie finora esterne al perimetro dell’amministrazione tributaria: finora, è stato riportato un incremento delle registrazioni fiscali di oltre 500.000 unità.

Nonostante gli ovvi benefici, alcuni settori, tra cui quello immobiliare, potrebbero essere penalizzati dal nuovo regime fiscale. A causa della struttura della GST, i progetti immobiliari che prevedono alti costi per il terreno subiranno un aumento dell’aliquota fiscale (rispetto al regime precedente). La combinazione di una maggior tassazione attraverso la GST, della riduzione della domanda seguita alla campagna di demonetizzazione e dell’incertezza legislativa relativa al futuro del settore in India ha provocato un rallentamento dei progetti immobiliari ed edilizi nelle maggiori città.

Dopo le liberalizzazioni iniziali, la demonetizzazione e la GST, all'orizzonte non si prevedono ulteriori importanti riforme economiche da parte del governo Modhi. Infatti, incombono già le prossime elezioni parlamentari che si terranno nel 2019, e che saranno intervallate da elezioni nei diversi stati nei prossimi mesi. È invece piuttosto elevata la probabilità di veder approvate delle politiche di stampo populista, sia a livello nazionale sia statale. Poiché la spesa pubblica, come già ricordato, è uno dei capitoli chiave della crescita, occorrerà dunque seguire con attenzione l'evoluzione del dibattito politico per meglio comprendere le opportunità future nel Paese.

(Carlo Altomonte è professore di Politica Economica Europea presso l’Università Bocconi e SDA Professor di Public Management & Policy)

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